«Giornata lunga. Ho avuto cinque telefonate con il presidente Draghi», racconta il leader della Lega Matteo Salvini in un’intervista al Giornale, dopo lo strappo dei suoi nel consiglio dei ministri di ieri sul nuovo decreto che stabilisce le regole dal 26 aprile. «Gli ho detto che non avrei votato il decreto sulle riaperture».
Il governo ha deciso che coprifuoco fino alle 22 sarà mantenuto almeno fino al 1 giugno. Dopo, sulla base dei dati epidemiologici, sarà valutato un provvedimento per prolungarlo fino alle 23. Nel nuovo provvedimento, non è passata la linea della Lega. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, irritato, ha opposto un secco no. E alla fine i ministri leghisti hanno scelto l’astensione.
«Tutte le regioni, tutte tutte, anche quelle di sinistra, chiedevano di rivedere queste norme, per esempio spostando l’orario del coprifuoco e concedendo alcune aperture in più», dice Salvini. «Abbiamo suggerito cinque cose e ne abbiamo avute zero». Il senatore fa notare che «da lunedì si potrà andare in duecento al cinema. Sono contento per i cinema e i teatri, ci mancherebbe, ma perché non posso andare a mangiare una pizza al chiuso con mia moglie?».
La risposta che si dà Salvini è questa: «Hanno prevalso criteri ideologici, non scientifici». E aggiunge: «Queste disposizioni sono illogiche».
Eppure molte delle richieste dei leghisti sulle riaperture erano state accolte e dopo una cabina di regia (la settimana scorsa) che aveva dato l’ok alle misure con il consenso di tutti i presenti, come ha fatto notare anche Draghi. Salvini non ci sta e dice che Draghi «ha mediato, ma questa volta ha prevalso la linea della sinistra, dei Cinque Stelle, di Speranza».
Poi rincara la dose: «C’è una realtà politica che considera i ristoratori, i baristi e i commercianti evasori. Ci sono partiti che non hanno grande dimestichezza con il privato, che non hanno familiarità con le realtà produttive e le loro esigenze». Draghi, continua, «mi ha fatto capire che la sinistra premeva in quella direzione. Ma non va bene».
E poi, prosegue, c’è il tema della «libertà». Gli italiani «hanno sopportato per 14 mesi una compressione dei loro diritti. Blitz. Controlli. Droni- Limitazioni negli spostamenti. Basta. E lo dico non in modo temerario, sconsiderato, avventato. Anche il presidente Bonaccini, Pd, aveva fatto le sue osservazioni. Non ci hanno ascoltato».
E sul fronte dei vaccini, «continuo a fare la mia parte», aggiunge. «Proprio oggi ho avuto la certezza che all’estero possiamo acquistare almeno dieci milioni di dosi», spiega, precisando che «quelle con cui siamo entrati in contatto sono persone serie, non i cinesi comparsi nell’inchiesta di Arcuri. Quindi se l’Europa dorme, io dico che dobbiamo muoverci con le nostre gambe».
Poi solleva la questione del passaporto vaccinale e degli spostamenti legati all’esito del tampone: «Dovrà essere lo Stato a pagare quel tampone alle famiglie che partono per le vacanze», dice.
Salvini assicura però che non lascerà il governo. Però, dice, «non votiamo i provvedimenti a scatola chiusa». Eppure quello che è successo ieri è un precedente.