La sospensione di J&J negli UsaIl piano vaccini ora potrebbe cambiare: dal 2022 solo Pfizer e Moderna

In Italia si va verso la somministrazione di Johnson&Johnson soltanto agli over 60. Critico lo scienziato Silvio Garattini: «Timori del tutto sproporzionati». Magrini, direttore dell’Aifa, parla di una «cautela massima, forse eccessiva». Ma dal prossimo anno si vuole puntare solo sui farmaci a Rna messaggero

(AP Photo/Ashraf Khalil)

Il destino del vaccino Johnson&Johnson potrebbe essere lo stesso di AstraZeneca. Dopo i pochi casi di trombosi rilevati negli Stati Uniti e la sospensione decisa dalla Fda, il governo italiano punta all’uso del siero della multinazionale Janssen solo per gli over 60. Il timore c’era anche prima e ora sembra essere confermato, coinvolgendo tutta la famiglia dei vaccini anti-Covid a vettore virale: AstraZeneca, J&J e Sputnik. Tutti e tre finiti nella bufera di questi giorni. Tanto che, secondo quanto riporta La Stampa citando una fonte del ministero della Salute, la Commissione europea, d’accordo con i leader di molti Paesi, avrebbe deciso che alla scadenza dei contratti validi per l’anno in corso non saranno rinnovati quelli con le aziende che producono vaccini di questa tipologia.

Si vuole puntare tutto sui sieri a Rna messaggero, che trasporta le istruzioni per la produzione della proteina Spike utilizzata dal coronavirus, permettendo così all’organismo di produrre anticorpi specifici e di immunizzarsi. Ovvero sui vaccini Pfizer e Moderna, che fino ad ora hanno dato più sicurezza (anche sul fronte contrattuale) mentre verrebbero penalizzati AstraZeneca, J&J, già autorizzati dall’Ema, e Sputnik, che ancora deve ricevere il via libera. Ma anche il vaccino made in Italy, in fase di sperimentazione, ReiThera.

Intanto tra ministero della Salute, struttura commissariale e Palazzo Chigi si è discusso dei possibili impatti sul piano vaccinale della frenata su J&J, che gode del vantaggio di essere monodose. Secondo quanto sostiene la stessa multinazionale Janssen, la sospensione decisa «in via precauzionale» dovrebbe durare non più di un paio di giorni. Già oggi l’azienda fornirà alla Fda e all’agenzia europea Ema alcuni dati che farebbero meglio capire la connessione tra l’antidoto e i sei casi di rare trombosi cerebrali riscontrate negli Usa a fronte di quasi sette milioni di somministrazioni.

«È sconfortante. In un momento delicato come questo, in cui serve accelerare il più possibile ovviamente in sicurezza il numero delle persone vaccinate, per un numero di casi infinitesimale e tutti da verificare di vaccini che possono aver dato qualche problema, si rischia di mandare all’aria l’unica politica adatta a fermare il virus», commenta sul Messaggero lo scienziato Silvio Garattini, uno dei maestri della farmacologia italiana, fondatore dell’Istituto Mario Negri. In un’intervista al Corriere, il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini parla di una «pausa necessaria» e di una «cautela massima, forse eccessiva». Ma «non cambia nulla», dice. In ogni caso, il turno dei giovani «arriverà non prima dell’estate e a giugno dovrebbero arrivare altri due vaccini».

Il problema è sempre quello che ha spinto molti Paesi europei, tra i quali l’Italia, a indirizzare solo verso gli over 60 il vaccino AstraZeneca. Che in Europa si sospetta abbia generato un centinaio di quei rari eventi trombolitici, senza di certo ribaltare il rapporto rischio-beneficio a totale vantaggio del vaccino. Nella popolazione over 60, il rischio di finire in terapia intensiva perché non immunizzati è 640 volte superiore a quello di incappare in una di quelle rare trombosi.

Per ora tutto procede come prima, si è deciso dopo un faccia a faccia tra il ministro della Salute Roberto Speranza, i vertici dell’Aifa e il Cts. Anche perché la tabella alla colonna J&J, da qui a fine anno, assegna all’Italia 26 milioni e mezzo di dosi, di cui 7,3 milioni nel secondo trimestre appena iniziato, equivalenti ad altrettanti immunizzati. Sette milioni in meno di vaccini a iniezione unica non sono poca cosa, ma per il momento dalla struttura commissariale cercano di evitare allarmismi. La decisione di limitarne l’uso agli over 60 avrebbe comunque un effetto evidente di overbooking sulla popolazione più anziana, già esclusiva destinataria di AstraZeneca (altri 35 milioni di dosi da qui a fine anno), e aprirebbe un serio interrogativo sulla popolazione che non ha raggiunto quell’età. In tutto i vaccini a vettore virale per l’Italia valgono quindi 62 milioni di dosi. Dovessero restare in frigo come le prime 184 mila di Janssen, significherebbe dire addio all’immunità di gregge a settembre. Se invece si arrivasse a limitarne l’uso agli over 60 sarebbe un problema minore, perché entro l’anno si avranno comunque a disposizione circa 74 milioni di dosi Pfizer e Moderna sufficienti a immunizzare la metà più giovane dei cittadini.

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