«Mai più gogna». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio scrive una lettera di scuse al Foglio in merito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto nei giorni scorsi dopo cinque anni con una sentenza della Corte d’Appello per non aver commesso il fatto. «Ricordo bene quei giorni in cui la notizia del suo arresto portò diversi partiti italiani a chiederne le dimissioni», dice l’ex capo politico dei Cinque Stelle. Di Maio ricorda che nello stesso fine settimana «prima il Movimento Cinque Stelle con la mia presenza e il giorno dopo la Lega di Matteo Salvini, con Calderoli, organizzarono dei sit-in contro il dottor Uggetti fino a spingerlo, un mese dopo l’arresto, alle dimissioni».
Ebbene, continua Di Maio, «con gli occhi di oggi ho guardato con molta attenzione ai fatti di cinque anni fa. L’arresto era senz’altro un fatto grave in sé, che allora portò tutte le forze politiche a dare battaglia contro l’ex sindaco, ma le modalità con cui lo abbiamo fatto, anche alla luce dell’assoluzione di questi giorni, appaiono adesso grottesche e disdicevoli».
Di Maio ricorda che il periodo dell’arresto di Uggetti coincideva con le campagne elettorali del 2016 per le città di Roma, Torino, Napoli, Milano e Bologna. «Anche io contribuii ad alzare i toni», ammette, «e a esacerbare il clima. Sul caso Uggetti fu lanciata una campagna social molto dura a cui si aggiunse il presidio in piazza, con tante di accuse alla giunta di “nascondere altre irregolarità”». Ironia della sorte, dopo che Di Maio finì il suo comizio, i giornali diedero notizia di un procedimento d’ufficio a carico di Filippo Nogarin, allora sindaco M5s di Livorno. «Questo tuttavia non mi fermò e non ci fermò». Anzi, «la campagna di attecchi proseguì per settimane e si allargò al governo centrale».
Il ministro si dice certo sostenitore della «questione morale», ma «il punto qui è un altro e ben più ampio, ovvero l’utilizzo della gogna come strumento di campagna elettorale. Tutte le forze politiche avevano il diritto di chiedere le dimissioni del sindaco, ma campagna social, sit-in di piazza, insinuazioni, utilizzo di frasi al condizionale che suonano come indicative, con il senno di poi, credo siano stati profondamente sbagliati».
«Una cosa è la legittima richiesta politica, altro è l’imbarbarimento del dibattito, associato ai temi giudiziari», continua. In cinque anni, da quella piazza a oggi, «abbiamo assistito a tanti casi analoghi», scrive il ministro, ricordando anche il caso di Virginia Raggi e dell’ex ministra Federica Guidi. «Per me esiste il diritto della politica di muovere le sue legittime critiche e richieste, ma allo stesso tempo esiste il diritto delle persone di vedere rispettata la propria dignità fino a sentenza definitiva e anche successivamente». E ancora: «I diritti, appunto, sono diritti e in quanto tali vanno rispettati».
E così, dopo le scuse di Raggi all’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, arrivano anche le scuse di Di Maio a Simone Uggetti. «È giusto che iun questa sede io esprima le mie scuse all’ex sindaco di Lodi e rivolga a lui e alla sua famiglia i migliori auguri per l’esito di un caso giudiziario nel quale il dottor Uggetti, con forza, tenacia e dolore è riuscito dopo anni a dimostrare la sua innocenza», dice. Di Maio specifica che la lettera non è dovuta a eventuali contenziosi legali con l’ex sindaco: «Non abbiamo contenziosi pendenti. Penso soltanto che glielo dovevo, da persona e da essere umano, prima ancora che da uomo delle istituzioni».