Sfruttamento sistematicoI trafficanti di migranti hanno reso la tratta della Manica un business

L’aumento dei controlli di sicurezza da parte del Regno Unito ha reso più forti i gruppi di criminali che controllano i viaggi. I rifugiati nullatenenti lavorano come operai per gli scafisti, le donne vendono i loro corpi per un posto sulle piccole imbarcazioni, una parte della polizia è collusa, le vie legali per l’ingresso nel Paese sono invece bloccate dalla Brexit

Photo/Bruno Thevenin

Attraversano la Manica con gommoni e barchini minuscoli. Rischiando la vita, e aiutando le bande di trafficanti che controllano la tratta. E a poco e nulla sono serviti i 33,6 milioni di sterline stanziati dal ministro degli Interni britannico, Priti Patel, per i controlli alle frontiere a Calais, o i piani annunciati per reprimere i trafficanti.

Sulla costa settentrionale della Francia, racconta un articolo del Guardian, i richiedenti asilo svelano che i controlli alle frontiere più rigorosi hanno aiutato i trafficanti a diventare sempre più potenti. «Penso che i controlli di sicurezza stiano solo aiutando i trafficanti, non gli altri», dice Bijan, un richiedente asilo curdo che ha pagato ai trafficanti 3.500 sterline alla fine dello scorso anno per uno dei 24 posti su un gommone da 12 persone.

Altri migranti si sono invece dovuti arrangiare e diventare parte operativa dei viaggi. Abuzar per esempio non aveva il denaro per pagarsi il viaggio, e così – per raggiungere il fratello in Inghilterra – ha dovuto lavorare per i trafficanti, occupandosi del montaggio delle imbarcazioni. «Nascondono parti di barche sulle spiagge per farmele montare di notte, ma ho tanta paura, se sbaglio i bambini potrebbero annegare in mare», confessa al quotando britannico.

Quello che si è creato è un sistema di sfruttamento operante a Calais e Dunkerque, con trafficanti che utilizzano migranti disperati per lavori pericolosi in cambio della promessa di un passaggio più economico. «È una specie di schiavitù. I poveri rifugiati lavorano come domestici per i trafficanti; le donne vendono i loro corpi; altri sono usati come vedette o conducenti, per poi essere “consegnati” alle autorità e gettati in prigione. Queste persone lo fanno perché è la loro unica possibilità per raggiungere una vita più sicura. Questo è tutto ciò che i rifugiati vogliono: la pace», spiega uno dei ragazzi coinvolti.

L’allarme è stato lanciato anche dalle organizzazioni umanitarie, che avvertono: «Quello che abbiamo visto a Calais e Dunkerque è un sistema che ruota completamente intorno al contrabbando», afferma Charlie Whitbread, fondatore di Mobile Refugee Support. «Queste persone hanno passato molto peggio e non si fermeranno davanti a nulla. Francamente, è incredibile che il governo sembri ancora pensare che queste misure possano dissuadere i trafficanti».

Un fenomeno che sta assumendo forme sempre più estreme, e che inducono perfino i trafficanti a premere il piede sul freno. «La violenza sta peggiorando sempre di più perché le mafie diventano sempre più potenti», dice Zoran, un contrabbandiere curdo che coordina le traversate nella Manica. «È diventato troppo anche per me».

Eppure aggiunge, con un certo orgoglio, che i crescenti controlli di sicurezza hanno incoraggiato i gruppi di trafficanti, rafforzando i loro monopoli sulle rotte. «I trafficanti sanno tutto sulla sicurezza al confine, questo è il loro lavoro. Quindi, quando la sicurezza peggiora, i trafficanti diventano più intelligenti e più potenti. Alcuni stanno persino lavorando con la polizia», si legge ancora nell’articolo.

Zoran afferma anche che il suo lavoro è diventato sempre più redditizio con l’aumento della sicurezza tra il Regno Unito e Calais. «I prezzi aumentano ogni nuovo periodo di incremento dei controlli», dice invece Saad, trafficante che ha lavorato con le mafie sudanesi e curde a Calais.

È tutto vero? Maya Konforti, segretaria de L’Auberge des Migrants, spiega al Guardian che «da anni e anni ormai si ripete la stessa storia: i contrabbandieri continuano a superare in astuzia la sicurezza».

Come è possibile? Qualche anno fa il Regno Unito ha finanziato 98,9 milioni di sterline per recinzioni di filo spinato, dispiegamento di polizia antisommossa e rilevamento a infrarossi nell’area. Anche in quel caso, nulla da fare: «Un crescente percorso ad ostacoli al confine ha reso impossibile per i migranti attraversare da soli. Ciò ha attirato nuovi gruppi di trafficanti che hanno studiato i controlli e trovato modi per aggirarli, sapendo quanto la gente disperata avrebbe pagato per attraversare il confine», racconta ancora Saad.

Una soluzione a tutto ciò, però, è stata proposta dagli enti umanitari. Per anni infatti sono state avanzate richieste al governo di elaborare le domande di asilo sul confine esterno del Regno Unito e di concentrarsi sull’espansione delle rotte sicure piuttosto che sui controlli alle frontiere. Ma le vie legali, invece, sono state chiuse.

«A gennaio la Brexit ha interrotto le rotte di ricongiungimento per le famiglie di rifugiati separate in Europa e il governo ha abbandonato le quote obiettivo per i programmi di reinsediamento dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR)», puntualizza l’articolo.

Una verità che fa riflettere, perché – come spesso viene ricordato – dietro i numeri del fenomeno ci sono storie e vite, spesso di minorenni. Come Aran, che nel 2019 (all’età di 15 anni), quando c’è stato il picco dei flussi migratori in tutta Europa, ha attraversato la Manica dopo essere fuggito dall’Isis in Iraq, raggiungendo suo zio nel Regno Unito dopo un anno di viaggio da solo.

Aran racconta al Guardian il momento in cui un contrabbandiere a Dunkerque «tirò fuori un coltello e minacciò di tagliare il dito a un altro ragazzo, prima di picchiarlo duramente di fronte a tutti».

«Ero terrorizzato e impotente. Ma non potevo restare in Francia, la situazione era terribile. Ogni mattina la polizia ti sveglia con un calcio, taglia la tua tenda con un coltello e ti obbliga a sbrigarti», continua il ragazzo.

E i soprusi, da una parte e dall’altra, ti portano ad accettare una dura verità: «I trafficanti sono i nostri unici alleati», confessa ancora Aran. «Il contrabbando può essere terribile, duro, crudele», ammette infine Saad. «Ma essere contrabbandati è diventato un privilegio. Questo è ciò che il governo non capisce».