«Non ci si capisce più niente, meno il fatto che una pezza sopra l’altra hanno trasformato la saga AstraZeneca in un mostro figlio della paranoia e dell’avversione alla responsabilità». Lo scrive sul Foglio Luca Pani, ex direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, dopo che l’ente regolatore ha dato il via libera in Italia al mix tra vaccini e al richiamo con Pfizer e Moderna per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca, nonostante l’Ema continui a raccomandare il farmaco di Oxford per tutte le fasce d’età.
«Il danno più preoccupante è la gravissima perdita di credibilità delle agenzie regolatorie dei medicinali che dovrebbero promuove e proteggere la salute umana grazie all’uso corretto dei prodotti farmaceutici», scrive Pani. «Il comunicato e la decisione del Cts e dell’Aifa sono inspiegabili e incomprensibili pur con tutta la buona volontà di immedesimarsi nei ragionamenti di una Commissione di cui ho fatto parte per un quinquennio».
Ma dal Comitato tecnico scientifico difendono la decisione. L’immunologo Sergio Abrignani dice al Corriere: «Sono soddisfatto dei suggerimenti del Cts, di cui faccio parte. Probabilmente eviteranno almeno una quindicina di trombosi da vaccino considerando che le dosi sarebbero andate a una decina di milioni di persone». E aggiunge: «Il mix per i vaccini anti-Covid prima che in Italia è stato approvato in Germania, Canada, Francia, Svezia, Spagna, Norvegia e Finlandia. Le evidenze di sicurezza ed efficacia sono state riaffermate da studi che riportano i dati raccolti su diverse centinaia di persone. Confermano quello che ci aspettavamo e cioè che il mix è più potente a parità di sicurezza».
Abrigani assicura che non si tratta di una scelta emozionale, legata alla morte della diciottenne Camilla Canepa in Liguria. «Già ne stavamo discutendo, non siamo stati condizionati da questa storia così dolorosa», spiega l’immunologo. «Ora lo scenario epidemiologico è migliorato. Nelle ultime settimane siamo passati da 150-200 casi su 100mila abitanti per settimana a 20-30 casi e quindi il rapporto rischio beneficio per fasce di età delle vaccinazioni con vaccini a base di vettori virali è cambiato. Inoltre, abbiamo alternative più sicure costituite da Pfizer e Moderna che oggi non presentano problemi di approvvigionamento. Quindi, seguendo il principio della massima cautela abbiamo suggerito di non correre un rischio bassissimo ma esistente per la popolazione fra 18 e 55 anni».
Ma se con l’autorizzazione dell’Aifa è stato risolto il nodo della Campania, che aveva posto la necessità di una validazione dell’ente, restano quelli che si oppongono al mix. Nella circolare del ministero si dice che il ciclo degli under 60 che hanno fatto AstraZeneca come prima dose «deve essere completato con una seconda dose di vaccino a Rna messaggero».
Ma quel «deve» non piace ai medici. «Tutte le indicazioni di Aifa e le raccomandazioni del ministero devono essere tarate sulle caratteristiche del singolo paziente. E quello lo può fare solo un medico. Il cittadino ha diritto di chiedere AstraZeneca come seconda dose e il medico deve fare la sua scelta. Non siamo più in una fase di emergenza con un solo vaccino a disposizione ma abbiamo più armi a disposizione», dice Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici. Intanto il Lazio ha già aperto alla possibilità per gli under 60 di fare i richiami con AstraZeneca su base volontaria.