Giampiero Mughini, giornalista, scrittore e opinionista televisivo, ha fondato riviste culturali, ha scritto su numerosi giornali e magazine, ha pubblicato oltre quaranta saggi e tiene una rubrica settimanale sul Foglio. Il suo ultimo libro è “Nuovo dizionario sentimentale” (Marsilio, 2021). Qui risponde al questionario de Linkiesta, ispirato a The Interrogator di Monocle, sui suoi consumi culturali.
A che cosa sta lavorando?
Sto lavorando al mio prossimo libro, il cui contenuto è tale che avrà sì e no quattro lettori. Solo che a me piace molto scriverlo.
Appena sveglio dove cerca le notizie del giorno?
Appena sveglio apro il telefonino e percorro la magnifica rubrica di Giorgio Dell’Arti e leggo uno dei vostri editoriali, con i quali sono in sintonia al 90 per cento.
A colazione legge i giornali col caffè, con una spremuta o con che cos’altro?
Quando mi alzo, bevo in piedi una tazza di simil caffè e poi scendo nel mio studio, al piano di sotto, dove i giornali li porta la colf alle nove.
Sotto la doccia cosa canticchia?
Sotto la doccia sono muto come un pesce.
In che ordine legge i giornali?
La lettura dei cinque quotidiani comincia dal “Buongiorno” di prima pagina di Mattia Feltri, poi la pagina sportiva della Stampa a leggere quali giocatori ha comprato la Juve, poi il Corsera, poi il Fatto di cui conto i titoli anti-Draghi, poi la Repubblica e da ultimo il Foglio, che da solo richiederebbe una mattinata.
Sta guardando gli Europei?
Scusate, voi pensate che io sia malato e dunque non in grado di gustarmi gli Europei?
Che musica sta ascoltando ultimamente?
La musica la ascolto per un’ora due o tre volte alla settimana nella stanza di casa mia chiamata “la stanza della musica”, e questo dopo aver messo in funzione l‘impianto stereo (che è notevole) e avere scelto un vinile dalla mia collezione di musica degli anni Sessanta/Settanta, tipini quali i Pink Floyd, i Velvet Underground, la Premiata Forneria Marconi e tutto il prog italiano. Non so nulla della musica degli ultimi venti/trent’anni. L’ultima volta che ho ascoltato Sanremo risale a vent’anni fa, quando Pippo Baudo mi chiamò a far parte della giuria sul palco.
I magazine che non mancano sul divano nel weekend?
Confesso che ho quasi completamente smarrito l’abitudine di leggere i magazine, quelli in cui ho lavorato per poco meno di trent’anni.
L’ultimo libro che le è piaciuto?
Un libro di cui parlerò il prossimo martedì sul Foglio.
L’ultimo libro da collezione che ha comprato?
Ho comprato e pagato un botto un libro pubblicato in Italia nel 1968 che contiene 50 immagini fotografiche di costruzioni firmate da Luigi Moretti, l’architetto razionalista fascistissimo che è forse il più grande architetto italiano del Novecento, Gio Ponti a parte.
Guarda le serie tv?
Stravedo per le serie tv. Sto guardando una serie coreana che è una delizia, “Crash landing on you”. Tipi pazzeschi questi sudcoreani. Li segnalo ad Alessandro Di Battista che in un suo articolo sul Che apparso sul ”Fatto” scrive che il “neoliberismo” è la più grande sciagura al mondo.
Continueremo ad andare al cinema?
Ci mancherebbe altro che non andassimo più al cinema. Un quarto o un quinto delle volte che ci andavamo trent’anni fa.
Guarda ancora i telegiornali?
Li ho sempre guardati poco. Continuo a farlo, o meglio ad ascoltare Enrico Mentana.
Social di riferimento?
Non conosco il significato della parola “social”, una parola che vedo usata così spesso sui giornali e dai babbei.
Ascolta i podcast?
Non so che cosa siano i podcast.
Si addormenta con un libro, con una serie tv o con un talk show?
L’ultima carta scritta che tengo in mano prima di spegnere la luce è quella dei quotidiani, di cui leggo gli articoli che non avevo letto al mattino.
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Qui le puntate precedenti di La dieta culturale