La Norvegia, terra di fiordi e di vichinghi, è diventata la prima nazione al mondo in cui le auto elettriche hanno raggiunto una quota maggioritaria del mercato superando la combinata dei motori a benzina, diesel e ibridi. I veicoli ricaricabili sono stati il 54.3 per cento di tutte le auto vendute nel 2020, un significativo balzo in avanti rispetto al 42.3 per cento del 2019 e al misero 1 per cento del 2011. Oslo vuole porre fine alla vendita di automobili a benzina e a diesel entro il 2025 e per facilitare la transizione ecologica ha deciso di abolire le imposte sull’elettrico. Una scelta che, a quanto pare, è stata molto apprezzata dai consumatori. Le previsioni fatte dagli analisti e dai rivenditori indicano che il trend di crescita proseguirà anche nel 2021 grazie all’introduzione di nuovi modelli sul mercato.
La Norvegia, una nazione con appena 5 milioni di abitanti, è stata conquistata dalla praticità dei veicoli elettrici. La propensione ecologista di buona parte della popolazione, unita ai continui miglioramenti tecnici raggiunti da queste autovetture, hanno aiutato il processo di accettazione. Il processo è stato facilitato anche da una rete capillare e diffusa di stazioni di ricarica, 16mila in tutta la Norvegia e in crescita rispetto alle circa 3mila del 2011. Le infrastrutture energetiche norvegesi costituiscono il 9 per cento di tutte le stazioni di ricarica del Vecchio Continente, un dato impressionante se si considera che la popolazione della nazione scandinava è pari allo 0.7 per cento di quella europea. Un veloce sguardo alla mappa della Norvegia sul sito PlugShare consente di geolocalizzare tutte le stazioni esistenti e di verificare come si possa viaggiare a lungo senza incappare in problemi e imprevisti di sorta.
Enova, la società pubblica che si occupa della gestione dell’energia rinnovabile, ha recentemente annunciato che elargirà un prestito per coprire il 100 per cento dei costi di costruzione di 25 stazioni di ricarica nel Finnmark e nel Troms, la regione più settentrionale del Paese che si trova oltre il Circolo Polare Artico. Nel Finnmark, che ha una superficie territoriale maggiore di quella della Danimarca, la popolazione ha un reddito medio inferiore rispetto a quello della Norvegia meridionale e le persone spendono una parte significativa dei propri introiti in combustibili fossili. La costruzione di nuovi (e potenti) caricatori potrebbe portare a un significativo aumento della vendita di auto elettriche nel Finnmark e facilitare la creazione di nuovi itinerari turistici in grado di attrarre guidatori provenienti da tutta l’Europa. Solo le auto elettriche più capienti e costose hanno una capacità della batteria che consente lo spostamento di una famiglia per più di due ore, in inverno, senza dover fare alcuna sosta.
Per soddisfare le necessità di tutti e ad andare incontro a nuovi segmenti di mercato dovranno essere, in futuro, più leggere ed efficienti e meno costose. Secondo Ole Henrik Hannisdahl, direttore esecutivo di Mer, una società norvegese che si occupa della gestione delle stazioni di ricarica per veicoli elettrici, ci saranno alternative migliori nel giro di pochi anni. La polemica suscitata dal dispendio energetico necessario per produrre le batterie, secondo alcuni in grado di generare un impatto ambientale superiore rispetto a quello delle auto tradizionali, è ancora aperta anche se le analisi del ciclo-vita delle vetture offrono elementi molto rassicuranti in tal senso.
La Norvegia può sembrare un vero e proprio paradiso per quanto riguarda l’energia pulita ma ci sono alcuni elementi da non trascurare. Il 6 per cento della forza lavoro è impiegata, direttamente o indirettamente, nell’industria petrolifera e la metà delle esportazioni norvegesi sono costituite da greggio e gas naturale. In un modo o nell’altro, dunque, la maggior parte dei cittadini ha qualcosa a che fare con i combustili fossili.
La nazione era al quindicesimo posto, nel 2019, tra i principali Paesi produttori di petrolio ed all’ottavo posto per quanto riguarda la produzione di gas naturale. I proventi di queste attività confluiscono in un fondo sovrano (fonte di stabilità in tempi di incertezza economica) dove è stato depositato, dagli anni Novanta, oltre un triliardo di dollari. Oslo si rifiuta di impegnarsi a fissare una scadenza temporale per le attività concernenti il petrolio ed il gas e continuerà ad estrarre combustibili fossili fin quando sarà redditizio.