Ricordate le immagini terribili delle inondazioni in Germania di poche settimane fa? Per quanto terribili e catastrofiche, con il loro conto finale di 220 morti, potrebbero ripetersi in tempi relativamente brevi e persino diventare lentamente ma inesorabilmente consuete agli occhi degli europei.
A dare l’allarme in questo senso è la ricerca di un gruppo di 39 scienziati di World Weather Attribution. Lo studio ha cercato risposte sia alle domande su come e perché un evento tanto grave si sia verificato in un’area, come la Germania, che dovrebbe essere esente da fenomeni del genere, sia a quelle in merito al fatto che una catastrofe simile possa verificarsi di nuovo.
In entrambi i casi le risposte non sono state buone.
Circa le ragioni che hanno portato a un’alluvione tanto grave e devastante, l’imputato principe è, al solito, il cambiamento climatico che ha causato eventi di caldo estremo nei giorni precedenti le piogge, con l’effetto che, quando sono arrivate le nubi, queste hanno, per così dire, risucchiato l’aria umida e hanno acquistato potenza e violenza, diventando particolarmente gravide di acqua, con il risultato di far precipitare al suolo, in due giorni, il quantitativo di pioggia che cade in due mesi: più di 90 millimetri.
Questa particolare e insolita violenza di pioggia e quantità di acqua si è poi innestata su un altro elemento, ossia il fatto che il terreno fosse già saturo, e dunque non riuscisse più ad assorbire e trattenere l’acqua piovana, con il risultato di lasciarla libera di scorrere nei letti dei fiumi (per quanto la portanza lo consentisse) e, poi, nelle strade. Queste ultime, con la loro presenza di asfalto e cemento, hanno peggiorato la situazione.
«Al momento dell’evento piovoso – dice il report – i suoli erano in parte già saturi. Alcuni tratti di valle sono molto stretti, con pendii ripidi che in caso di piene estreme portano a effetti a imbuto. Questi fattori sono stati modificati localmente anche dalle differenze nella copertura del suolo, nelle infrastrutture e nella gestione dell’acqua che hanno alleviato o aumentato la devastazione delle inondazioni estreme».
L’altra domanda che si pone l’analisi degli scienziati è se un evento del genere sia da considerarsi una cosa eccezionale e rara o se, invece, può ripetersi ancora e, se sì, con quale frequenza.
La risposta è che, nelle condizioni climatiche pre industriali, ossia 1,5 gradi fa, si trattava di un evento estremamente raro, che si verificava ogni 400/500 anni. Ora invece con il clima attuale, l’ipotesi che un evento simile si ripeta è cresciuta di 9 volte. La ragione sta, appunto, nel combinarsi di aria calda e piogge, meno frequenti di un tempo, ma torrenziali. «Più la Terra diventa calda, più frequenti e intensi saranno questi eventi di pioggia. In particolare, se le temperature globali salissero a 2 gradi sopra i livelli preindustriali, l’intensità della pioggia in un solo giorno aumenterebbe di un ulteriore 0,8-6%».
La ragione di questo aumento di probabilità di inondazioni sta nel combinarsi di due fattori, entrambi legati alle piogge. Da un lato, le precipitazioni sono meno frequenti (quindi il terreno, nei lunghi periodi di siccità, tende a inaridirsi e a diventare – per così dire – impermeabile, meno recettivo nei confronti dell’acqua che non vede da mesi). Da un altro, però, le precipitazioni si sono fatte estremamente violente (fino al 19% in più di acqua). Il risultato, dunque, è che quando cadono sul terreno queste enormi quantità di acqua, il terreno stenta ad assorbirle e le rigetta verso case e città.
«Tutte le prove disponibili messe insieme – conclude il report – compresa la comprensione fisica, le osservazioni su una regione più ampia e i diversi modelli climatici regionali danno un’elevata fiducia che il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha aumentato la probabilità e l’intensità di un tale evento e che questi cambiamenti continueranno in un rapido riscaldamento clima».
Ora non potremo più dire di non essere stati avvertiti.