“Il tempo è perfetto”: questo il messaggio, inciso sul grande orologio atomico progettato dagli scienziati di Leonardo, che inaugura il viaggio all’interno del Padiglione Italia a Expo 2020, a Dubai. Un’espressione consona anche al momento storico – perfetto, finalmente – che accoglie l’apertura in differita dell’Esposizione Universale e che consegna all’umanità un imperativo: agire affinché la Terra e l’umanità possano avere un futuro. Ma questo tempo, anch’esso perfetto ma da venire, ha bisogno di memorie, che passano anche attraverso il cibo.
Avventura e conoscenza sostenibili
Progettato da Carlo Ratti, Italo Rota, Matteo Gatto e F&M ingegneria, il Padiglione Italia è collocato tra le aree tematiche Opportunità e Sostenibilità. La copertura è realizzata con tre scafi rovesciati, costruiti con il contributo di Fincantieri, dipinti con prodotti ad alta tecnologia del settore Tre scafi rovesciati , dipinti con vernici ad alta tecnologia (smalto Challenger Pro) del Gruppo Boero, rappresentano il più grande tricolore italiano al mondo. Gli scafi richiamano il tema del viaggio, metafora per eccellenza dell’avventura, intesa come ad-ventura, ciò che accadrà, quindi della conoscenza. «Il Padiglione Italia è il risultato di 4 anni di lavoro difficili – ha spiegato Marcello Fondi, Commissario Generale di sezione aggiunto per l’Italia per Expo 2020 Dubai – Sentiamo un forte senso di commozione e identificazione nel lavoro fatto, anche perché milioni di persone oggi stanno guardando al nostro lavoro».
«È come se Marco Polo e Ibn Baṭṭūṭa, il più grande viaggiatore arabo della storia si fossero dati appuntamento a Dubai»: a dirlo è Domenico Borriello, studente alla Federico II di Napoli e volontario per Padiglione Italia a Expo Dubai insieme ad altri 39 ragazzi, selezionati tra altri 8.000 appartenenti a 67 diversi atenei italiani. Il criterio di selezione? Oltre alla conoscenza delle lingue, essere portatori di grandi storie e importanti memorie.
Proprio la memoria è uno dei valori tra cui oscilla il pendolo dell’avventura italiana a Dubai. A costruire il ponte con il futuro è Davide Rampello, direttore artistico per l’Italia per Expo 2020 Dubai. «Senza memoria l’uomo non ha parola, che attiene anche al sentimento dell’arte – spiega Rampello davanti alla riproduzione del David di Michelangelo di 13 metri realizzata per l’Esposizione Universale – Nel Rinascimenti italiano la memoria era fondamentale, era la madre di tutte le muse. Abbiamo scelto di avere qui il David proprio perché è un testimone di questa memoria».
Memorie di cibo per Padiglione Italia
Fatta eccezione per il piano terra, il Padiglione Italia non ha previsto un impianto di aria condizionata. Grazie alla sinergia tra ingegneri e architetti, è stato possibile portare correnti naturali all’interno della struttura, lasciando che le alghe coltivate in lame d’acqua sparse su tutto il perimetro, portino ossigeno al padiglione. Quello che la Fao ha classificato come “cibo del futuro” e di cui Eni ha deciso di sostenere la coltivazione, è centrale nella struttura che dà casa all’Italia a Dubai. Ma non è l’unico utilizzato. Sono state create strutture murarie con fondi di caffè e vernici con scarti di arance.
«Negli anni Sessanta pensavamo che nel futuro avremmo mangiato solo cibo liofilizzato – spiega Carlo Ratti – Nessuna previsione poteva essere più sbagliata. Il cibo è ancora fondamentale per lo stesso motivo per cui oggi siamo a Dubai, perché connette le persone». Per questo è ovunque, anche se sottotraccia rispetto all’edizione monotematica di Expo 2015 a Milano: la sua memoria è la testata d’angolo necessaria per andare avanti. Perché il cibo è energia e l’energia è vita.
Il futuro del cibo
Nello Spazio Innovazione di Padiglione Italia è stato creato un orto-giardino, monitorato a distanza dall’università di Parma, che produrrà verdure e ortaggi diversi nell’arco dei sei mesi di Expo 2020. A governare i cicli vitali ci sono Second Sun e Second Moon, messi a punto da Enel X, per applicare lo smart lighting sull’agricoltura. In altre parole, stiamo studiando come creare un orto su terreni alternativi a quelli terrestri.
Inoltre, Lavazza ha portato una delle più importanti eccellenze italiane: l’arte del caffè. Il progetto ideato da Carlo Ratti Associati e Italo Rota Building Office nasce per creare una esperienza immersiva del caffè, per poterlo vivere in ognuna delle sue fasi di vita, dal seme alla tazzina. Per farlo, uno degli elementi chiave è la Solar Moka, un’enorme installazione alimentata con l’energia solare. Questa creazione mostra il processo produttivo come un ciclo continuo, combinando elementi naturali e artificiali, svelando il potenziale riutilizzo di ogni componente e sottolineando l’importanza di una catena di approvvigionamento trasparente. «Il futuro per noi è tradizione e innovazione – spiega Francesca Lavazza – Il cibo che mangeremo dovrà essere prodotto con criteri di sostenibilità, partendo proprio dalla materia prima, concepita per consumare meno energie, cercando la salubrità e una distribuzione più equa».
«La fragilità della Terra dipende dal fatto che ospita ogni forma di vita – ha spiegato Italo Rota – Dopo la visita a Expo 2020 vorremmo che amaste di più la natura». Il tempo, che è perfetto per definizione, scorre. Ritrovare l’armonia con l’ambiente non è più un appuntamento procrastinabile. Le frecce al nostro arco? Memoria, futuro e tanta, irrinunciabile bellezza.