Affossata la legge LgbtZan e Provenzano se la prendono con Renzi e Italia Viva

Il ddl contro l’omotransfobia è stato impallinato in Senato con il voto segreto. Dal Pd accusano i renziani. E si guarda già preoccupati agli scrutini per il Quirinale

(LaPresse)

L’iter del ddl Zan contro l’omotransfobia è stato definitivamente bloccato. L’aula del Senato ha votato a favore della cosiddetta “tagliola”, chiesta da Lega e Fratelli d’Italia, per lo stop all’esame degli articoli. I sì sono stati 154 senatori, 131 i contrari e due astenuti.

La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, è stata accolta da un applauso. Alessandro Zan, il deputato del Pd padre della legge, al Corriere spiega che una sconfitta così non se l’aspettava.  «Perché il Pd aveva calcolato che sulla carta avevamo un vantaggio di almeno 8-10 voti». Ma «con il voto segreto non si può sapere. Non lo potremo mai sapere con certezza».

E i sospetti cadono su Italia Viva. «Si è messa flirtare con il centro destra, con la Lega», dice Zan. «Dopo che c’è stato il cambio ed è arrivato il governo di Draghi il partito di Renzi si è messo in testa di voler essere l’ago della bilancia del Senato. Ma forse non si sono resi conto di cosa stavano facendo». E aggiunge: «Si sono avvicinati al partito che è amico di Orbán e di Duda, il leader ungherese e quello polacco. Orbán, capito? Quello che ha votato le leggi omotransfobiche. Che ha tappato la bocca ai giornalisti. Che ha chiuso le università».

«Basta sentire le dichiarazioni di Davide Faraone, il presidente di Italia viva al Senato. Parla e sembra che a parlare sia Salvini», accusa Zan. Nell’ultima dichiarazione prima del voto «ha parlato dell’arroganza del Pd, dei Cinque Stelle, di Leu. Chiudevi gli occhi e sembrava che parlasse Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista. Ma non solo», dice Zan. «Quelli di Italia viva ci dicevano che dovevamo mediare con la Lega. Ma come si fa a mediare con un partito che da quando il ddl Zan è arrivato al Senato non ha fatto altro se non cercare di affossarlo».

Alla Camera, invece, non è stato così: «Quando abbiamo votato il ddl Zan, un anno fa, Italia viva ha votato compatta con noi e da Forza Italia hanno lasciato libertà di coscienza». Invece al Senato «la legge è stata stritolata da logiche politicistiche e tattiche parlamentari funzionali ad altre partite. Prima di tutte quella del Quirinale. Forza Italia con questo voto ha fatto le prove tecniche per le elezioni del Quirinale».

«Adesso due anni di lavoro sono stati buttati nel cestino. L’Italia rimane uno dei pochissimi paesi d’Europa a non avere una legge sui diritti civili. La inseguiamo da quasi trent’anni. Ma voglio essere ottimista», dice. «Per fortuna il nostro Paese è molto più avanti della sua classe politica».

E anche Peppe Provenzano, numero due del Pd, si scaglia contro «chi ha votato alla Camera in un modo e al Senato in un altro». Senza omettere il nome e cognome oggetto delle sue accuse: ovvero Matteo Renzi. Sulla Stampa anche Provenzano parla di «gravi complicità con questa destra». «C’è una responsabilità politica chiarissima, la maggioranza che aveva mediato e votato questo testo alla Camera non c’è stata al Senato e a sottrarsi in questi mesi è stata Italia Viva».

Renzi era per giunta assenta al voto perché in Arabia. «Non c’era posto peggiore dove trovarsi ieri», dice Provenzano. «Ma il nodo è politico: noi abbiamo tolto a tutti gli alibi. Ci avevano chiesto di aprire alle modifiche e lo abbiamo fatto, la verità è che volevano affossare e stravolgere il testo. Non hanno avuto il coraggio di farlo a viso aperto e si sono rifugiati nel voto segreto, ma gli italiani sanno chi sono, da Salvini a Meloni, in giù». E la cosa peggiore è stata «l’esultanza, gli applausi per aver negato il riconoscimento di diritti, è qualcosa di cui dovrebbero provare vergogna. È una ferita verso una nuova generazione che su questi temi ha fatto le sue battaglie».

Per Provenzano «la responsabilità va imputata a Italia Viva che alla Camera ha scritto e votato questo testo e al Senato ha fatto altro. Del resto, abbiamo assistito a vari segnali di fumo lanciati verso la destra in vista delle manovre per il Colle. Adesso hanno compiuto un passo in un altro campo. E lo abbiamo visto in Sicilia dove Iv ha siglato un accordo con Micciché: più chiaro di così…».

Bersani ritiene che questa sia la prova generale per l’elezione del Presidente della Repubblica. «C’è un’area che non va più chiamata moderata o liberale o riformista, ma che si rivela solo manovriera», commenta Provenzano. «E poi Forza Italia è sempre più subalterna a una destra estrema che c’è in tutta Europa, che si nasconde dietro valori come la famiglia, ma che vuole colpire l’uguaglianza delle persone e la loro dignità. Sul Colle si vedrà a tempo debito».

Ma dopo il fallimento del ddl Zan, conclude, «sia chiara una cosa: non siamo più deboli noi, ma l’Italia. E si illudono se pensano di aver vinto, perché la società è più avanti».

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