Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha sempre tifato per Emmanuel Macron. E ora, in vista del ballottaggio con Marine Le Pen del prossimo 24 aprile, dice che sarà riconfermato all’Eliseo. «Penso di sì, spero di sì. Lo spero per la Francia ma soprattutto per l’Europa e per i nostri figli», spiega a Repubblica. «Se vince Macron, cambia l’Europa. Se perde, finisce l’Europa».
Certo, ammette, «il malcontento c’è. Ed è forte soprattutto sui temi quotidiani, a cominciare dal potere d’acquisto. Si ripete ciò che è accaduto nel 2018 da noi: Le Pen assomiglia a Salvini, Mélenchon ai grillini. Fortunatamente il ballottaggio permette ai cittadini di decidere. E io spero nel buon senso dei cugini d’Oltralpe».
Per Renzi, Emmanuel Macron – percepito come l’uomo delle élite – «non è il problema ma la soluzione: è stato bravissimo. A differenza di Sarkozy e Hollande può fare il bis. E soprattutto bisogna smetterla di scambiare la competenza con l’élite. Essere capaci non significa esserne parte: significa saper fare le cose. Cosa che ai populisti spesso non riesce».
E Mélenchon? A chi dice che è lui il vero vincitore delle elezioni francesi, Renzi risponde: «Il vero vincitore è chi va all’Eliseo. Mélenchon non arriva al ballottaggio. Però certo farà valere il suo risultato. E ha fatto bene a dire: “Mai con Le Pen”. Speriamo che lo seguano».
Intanto il Partito socialista è scomparso. Un monito anche per noi in Italia, dice Renzi. «Quando il Pd si è schierato con Hidalgo, ho detto a tutti i miei amici del Nazareno che era una follia. La sinistra o è riformista alla Macron, o è populista alla Mélenchon: tertium non datur. Enrico Letta lo ha capito e sta spostando il Pd su una posizione riformista. Speriamo che regga».
Macron ora dovrà cercare i voti a sinistra. Per Renzi non è troppo tardi: «Tra lui e la Le Pen anche i più radicali lo voteranno. La pregiudiziale antifascista in Francia è una cosa seria. Non come da noi quando per il referendum del 2016 l’Anpi e Casapound fecero i banchetti insieme contro di me a Latina».
E per i giovani che votano Mélenchon e chiedono risposte radicali, il rischio – dice Renzi – è «di trovarsi Le Pen. Dunque spero che recuperino lucidità per capire che anche per un radicale è meglio un riformista che un neofascista. I rossi che in nome della purezza ideologica mettono sullo stesso piano Macron e Le Pen sono i migliori amici della destra: in Italia li abbiamo già visti all’opera quanto dicevano che io e Salvini siamo la stessa cosa».
Eppure in Italia Salvini e Meloni si sono divisi su Le Pen. «Mi sembra siano divisi su tutto», dice Renzi. «Ma al momento opportuno faranno l’accordo: il tratto distintivo dei giovani populisti è che per raggiungere il potere fanno di tutto. Non facciamoci strane illusioni: a Firenze si dice che sono come i ladri di Pisa: di giorno litigano, di notte stanno insieme».
Ma in Italia un centro alla Macron non esiste. Il motivo, dice Renzi, è «perché manca il ballottaggio ed anche per questo noi di Italia Viva rilanciamo oggi in un convegno il sindaco d’Italia. Ma anche perché chi sta al centro pensa più ad aggredire i propri vicini che a costruire. Calenda fa una dichiarazione al giorno contro di me» .
Ora, però, Italia Viva si è schierata contro la riforma del Csm. «Non è una riforma», dice Renzi. «Il potere delle correnti cresce, manca la responsabilità dei magistrati, i capi di gabinetto si fanno le norme ad hoc, molti giovani e bravi magistrati si lamentano. La riforma Bonafede era dannosa, quella Cartabia inutile. Ci asterremo». Ma «non si blocca nulla».