L’arma della famePrimi corridoi per il grano ucraino, ma per la Fao il peggio deve ancora arrivare

Pierre Vauthier, l’esperto che l’Onu inviato in Ucraina, spiega che la soluzione potrebbe essere una carovana di camion che porti il carico oltre il confine rumeno, dove imbarcarlo su chiatte. Un video della Cnn mostra carichi di cereali di Kiev rubati dai russi e rivenduti. La possibile mediazione della cina

(AP/Lapresse)

L’emergenza sulle forniture di grano sta superando la guerra per il gas nel conflitto tra Russia e Ucraina. Le riserve di cereali che Mosca tiene bloccate nei porti del mar Nero diventano ogni giorno di più una minaccia per l’esplosione di una crisi alimentare mondiale. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a Davos ha spiegato: «Stiamo assistendo a come la Russia ha trasformato in armi le sue forniture energetiche. Sfortunatamente, stiamo vedendo lo stesso modello emergere nella sicurezza alimentare. L’Ucraina è una dei Paesi più fertili del mondo. Ora, quei campi sono stati bruciati. E l’artiglieria sta bombardando i depositi deliberatamente».

Ma «quello che avete visto finora è niente rispetto a ciò che vedrete se non si sblocca la situazione», avverte in un’intervista a Repubblica Pierre Vauthier, l’esperto in “disaster risk management” che la Fao ha inviato in Ucraina per combattere la crisi alimentare che terrorizza il pianeta. «Non parlo solo dei porti ma di semine e raccolti resi impossibili dalla battaglia, fertilizzanti russi che mancano e bisogna sostituire, mancato accesso al credito agricolo, macchinari requisiti dallo stato maggiore per prendere i pezzi di ricambio, officine dove ieri si riparavano i trattori e oggi i carri armati. È tutto stravolto».

Per questo si cerca una soluzione, e in poco tempo. Anche perché «il grano non è eterno, si deteriora, perde valore nutritivo ed economico. Sono già mesi che è fermo nei silos. Stiamo architettando ogni possibile soluzione: riattivare una serie di vecchi mulini e trasformarlo in farina, che almeno dura di più, ma soprattutto vorremmo farlo partire. Il treno è una soluzione insufficiente. Pensiamo a una carovana di migliaia di camion che lo porti oltre il confine rumeno, dove imbarcarlo su chiatte che raggiungono con una rete di canali il delta del Danubio».

Per aggirare il blocco sul mare, si prova anche a spostare la merce su rotaie – racconta Il Messaggero. Ieri è arrivato in Lituania, al porto di Klaipeda, passando attraverso la Polonia, il primo treno con un carico di grano ucraino che verrà esportato attraverso i porti del Paese baltico.

Ma, in attesa che qualcosa si muova nel Mar Nero, questo “viaggio” rappresenta un segnale tangibile dei corridoi verdi messi in campo dall’Ue per trovare vie alternative al mare. Inoltre, qualche spiraglio di trattativa potrebbe aprirsi con la Russia: «Le navi straniere – è la nota del Cremlino – potranno lasciare domani (oggi alle 8, ndr) il porto di Mariupol percorrendo il tratto di mare che è stato ripulito dalle mine». E in questo scenario appare importante la posizione presa dalla Cina: «Serve spingere per una tregua tempestiva e fornire un corridoio verde a Russia e Ucraina sull’export del grano», ha dichiarato il ministro degli Esteri Wang Yi nel colloquio telefonico con l’omologa tedesca Annalena Baerbock. Pechino si dice «disposta a mantenere la comunicazione con tutte le parti» coinvolte nel conflitto in Ucraina. Ma Il lavoro di mediazione non è facilissimo.

Pierre Vauthier racconta: «Troviamo nelle campagne le piccole fattorie e le case coloniche danneggiate ma ancora abitate. Questa è gente fantastica: ho abbracciato vecchi di 80 anni con la casa distrutta che non volevano lasciare il campo e ci imploravano di aiutarli a riprendere la semina, il raccolto, e la commercializzazione che è la fase più difficile. Cerchiamo di far sì che la loro attività non si interrompa, è difficile ma cruciale in vista del futuro. A volte la situazione è così disperata che diamo un indennizzo in cash a chi ha perso tutto perché trovi un mercatino dove comprare da mangiare». Ma «la parte qualificante del nostro lavoro è aiutarli a rimettere a posto il campo contaminato dagli esplosivi, se non addirittura disseminato di mine, a selezionare i semi che gli portiamo, anche a riparare il pollaio e raccogliere letame da concime».

L’Est e il Sud Est dell’Ucraina sono le parti più colpite. «A occidente ci sono ampie estensioni agricole dove operano grandi compagnie in una situazione sì di tensione ma un po’ migliore, diciamo che non hanno troppo bisogno di noi. Ma dal Donbass al porto di Odessa, ci sono grandi aree coltivate queste sì in pericolo. E sono i terreni più produttivi e redditizi, dove è stata tentata con successo la produzione di grano saraceno e altri cereali pregiati. In giugno sarà il momento della semina per il raccolto del prossimo inverno: ma il 49% dei terreni coltivati a grano, il 38% di quelli ad avena e così via, sono in zone di conflitto attivo».

Un video pubblicato dalla Cnn mostra nuove foto satellitari del porto di Sebastopoli, in Crimea, nelle quali due navi russe sembrano caricare quello che si ritiene grano ucraino rubato. In diverse occasioni il presidente Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di «rubare gradualmente» i prodotti alimentari ucraini e di cercare di venderli. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha lanciato un messaggio chiaro su Twitter: «I ladri russi rubano il grano ucraino, lo caricano sulle navi, passano dal Bosforo e cercano di venderlo all’estero. Invito tutti gli Stati a rimanere vigili e a rifiutare qualsiasi proposta di questo tipo. Non diventate complici dei crimini russi».

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