L’Unione Europea vuole istituire una centrale unica d’acquisto anche per le attrezzature militari, promuovendo appalti congiunti in modo da favorire le economie di scala, scongiurare una concorrenza tra gli Stati membri e soprattutto evitare sovrapposizioni. La proposta è contenuta nel documento che verrà presentato mercoledì dalla Commissione Ue, anticipato dalla Stampa. E il presupposto da cui si parte è il seguente: «L’Europa dovrà affrontare il più grande aumento della spesa militare dalla Seconda guerra mondiale».
La comunicazione spiega che «il persistente sottoinvestimento nel settore della difesa ha portato a un accumulo di lacune e carenze negli inventari militari collettivi, nonché a una ridotta capacità di produzione industriale». A questo va aggiunto il fatto che bisogna «affrontare urgentemente la necessità di ricostituire e ampliare le scorte militari per compensare l’assistenza militare in corso all’Ucraina». Il documento offre quindi un’analisi delle lacune negli investimenti militari e avanza una serie di proposte, che saranno al centro del Consiglio europeo del 30-31 maggio.
Nel 2020 i Paesi Ue hanno speso circa 200 miliardi di euro per la difesa, cifra che nel 2021 è salita a 220 miliardi ed è destinata ad aumentare. Se tutti gli Stati membri raggiungessero l’obiettivo fissato dalla Nato del 2% del Pil, la spesa militare aumenterebbe di 60-70 miliardi di euro l’anno.
Il problema è che, a oggi, soltanto l’11% della spesa militare è fatta attraverso «investimenti collaborativi», il restante 89% segue logiche nazionali. «Si stima che la mancanza di cooperazione costi decine di miliardi di euro l’anno», per questo l’Ue punta a salire almeno al 35%.
Bruxelles suggerisce quindi di lavorare insieme sia sulla pianificazione sia sulla ricerca, istituendo anche una nuova entità per gestire gli appalti congiunti. Per farlo ci vorrà del tempo. Ma nel frattempo, «vista l’urgenza», la Commissione propone di «istituire immediatamente una task force dedicata per coordinare le esigenze a brevissimo termine, come il rifornimento di munizioni». Questa task force si occuperebbe di fare da collettore degli ordini e poi da centro di smistamento del materiale.
Non solo. Nel documento è contenuta anche l’ipotesi di introdurre un nuovo fondo fuori bilancio basato su contributi volontari degli Stati per finanziare progetti comuni, oltre che incentivi finanziari per gli appalti congiunti che coinvolgono almeno tre Paesi.
L’analisi passa poi in rassegna tutte le lacune nelle attrezzature militari Ue. Una di queste, «alla luce della minaccia russa», riguarda la difesa aerea e missilistica. C’è poi l’esigenza di aggiornare e ampliare l’inventario esistente dei principali carri armati e veicoli corazzati da combattimento, anche nell’ottica di «sostituire l’equipaggiamento dell’eredità sovietica che è stato donato all’Ucraina con un equipaggiamento europeo attraverso un programma di transizione degli armamenti Ue». Viene inoltre definito «fondamentale» l’ulteriore rafforzamento delle forze navali.