Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani risponde sul Corriere alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha chiesto un intervento urgente contro l’emergenza idrica.
La siccità che sta colpendo il nostro Paese – spiega – dipende da tre anni di costante deficit di precipitazioni, aggravati dall’insufficienza di invasi, dalla loro mancata manutenzione, dal degrado della rete con perdite superiori al 40% e dall’uso di tecniche d’irrigazione agricola poco efficienti. A queste carenze infrastrutturali si aggiunge «l’esagerato numero di enti gestori del servizio idrico integrato», che spesso non hanno sufficienti capacità tecniche, gestionali ed economiche.
Carenze infrastrutturali, gestionali e burocratiche storiche, dovute a decenni di errori. A cui si uniscono ora problemi di natura climatica molto seri.
Serve quindi – scrive il ministro – un intervento molto forte sia a livello emergenziale che infrastrutturale. Nell’immediato il governo e la Protezione civile stanno lavorando per attivare misure di coordinamento dei troppi enti competenti in materia di acque, per garantire una gestione più accurata delle risorse idriche oltre a misure di sostegno per i settori più colpiti.
A livello infrastrutturale, poi, il governo sta predisponendo un decreto urgente che semplifichi in maniera sostanziale la realizzazione di opere idriche, inclusa la realizzazione di nuovi dissalatori con regole semplificate, il rafforzamento della governance dei servizi idrici integrati, la creazione di un sistema di monitoraggio globale della rete idrica e le nuove regole per il riutilizzo delle acque reflue depurate.
Ma arriverà poi in sostegno anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che ha stanziato circa 4,4 miliardi di euro per quattro misure: 600 milioni di euro in investimenti per la depurazione delle acque reflue da riutilizzarsi in agricoltura e manifattura (accordi in corso con le regioni); 900 milioni di euro per la riparazione, la digitalizzazione e il monitoraggio integrato delle reti idriche in modo da diminuire le perdite di acqua (i primi bandi sono già partiti); 2 miliardi di euro per nuove infrastrutture idriche primarie (come i nuovi invasi) su tutto il territorio nazionale (l’istruttoria è in corso); circa 900 milioni di euro per il potenziamento e l’ammodernamento del sistema di irrigazione nel settore agricolo (bandi in uscita entro fine anno).
«La portata di questi interventi è grande e proporzionata alla dimensione della crisi idrica che stiamo soffrendo», conclude il ministro. «È necessario riparare al più presto le trascuratezze e gli errori strategici di decenni. Sarà fatto ogni sforzo per accelerare e semplificare».