Sulle morti dei migranti in mare la tentazione politica di fare dello sciacallaggio è un atteggiamento trasversale. Oggi è la destra che lancia questa accusa infamante contro la sinistra. In passato l’opposizione si esercitava allo stesso modo nei confronti di chi stava a Palazzo Chigi: nel 2014 Giorgia Meloni chiese che l’allora premier Matteo Renzi venisse processato per strage di Stato dopo un pauroso naufragio nel canale siciliano. Per questo adesso il leader di Italia Viva può sostenere che la presidente del Consiglio è poco credibile quando chiede di smetterla con lo sciacallaggio da parte di chi pensa che il governo abbia voluto coscientemente far morire in mare 70 persone tra cui tanti bambini.
In effetti armarsi di parole contundenti mentre la spiaggia di Cutro è una distesa di croci è uno spettacolo macabro e inumano. Poi però ci sono i fatti che la magistratura di Crotone sta ricostruendo per verificare le eventuali responsabilità del mancato soccorso. Sicuramente non basta giustificarsi, come sta facendo il Governo, che la segnalazione di Frontex non era tale da far uscire in mare le motovedette della Guardia costiera. Non basta sostenere che si sia trattato della fatalità di una secca sulla quale si frantumato il barcone proveniente dalla Turchia.
Il Governo non potrà cavarsela trincerandosi dietro le parole di Papa Francesco che ha accusato gli scafisti senza scrupolo, facendo esultare Matteo Salvini («Il Santo Padre è fuori dall’agone politico e quando dice che bisogna fermare gli scafisti, credo che abbia colto il punto fondamentale»). Il Santo Padre strumentalizzato ha subito messo le cose in chiaro e ha precisato attraverso il presidente della Cei Matteo Zuppi che occorre «un rinnovato impegno nel favorire lo spirito dell’accoglienza e della solidarietà». E che bisogna considerare i migranti «un’opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo tra culture e religioni».
Meloni e il suo governo dovranno affrontare da soli la ferita, la prima vera ferita che si aperta con il sentimento dell’opinione pubblica. Non serviranno domani le comunicazioni al Senato del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (prepariamoci allo show dell’aula) e nemmeno la trasferta del Consiglio dei ministri a Crotone.
Non bastano le smentite di Palazzo Chigi sulle divergenze interne al governo, con Salvini che fa scudo in difesa del responsabile del Viminale che lui ha voluto mentre Fratelli d’Italia vorrebbe un ministro di poche e misurate parole, più politico e meno questurino.
La presidente del Consiglio smentisce pure di avere convocato Piantedosi prima delle comunicazioni del ministro al Senato. È un modo per non fa passare il messaggio che Meloni volesse tirare le orecchie al ministro per le parole, oggettivamente inopportune, su quei genitori incoscienti che mettono in pericolo i figli sui barconi. Il colloquio in effetti era previsto ma il solo sospetto di una critica ha fatto scattare la reazione di Salvini. Per il leader leghista gli «unici assassini» sono gli scafisti che sono in carcere.
La difficoltà di misurarsi con il Governo e i problemi reali cambia i connotati di chi governa dopo aver fatto opposizione. Dal blocco navale davanti alle acque territoriali libiche alla spoon river calabrese del centrodestra il volo è da lasciare sgomenti. Sulla spiaggia di Cutro è naufragata e morta anche la narrazione sovranista che voleva fare a meno dell’Europa. E non basteranno il decreto flussi, che verrà presentato giovedì a Crotone dal Consiglio dei ministri, e quei centomila migranti all’anno che si voglio accoglie nel nostro sistema produttiva.
Il dramma è che l’Europa è ancora lontana, continua a lasciare sola l’Italia, in questo momento ha altre priorità. In attesa di superare questo corto circuito, magari con una nuova missione Mare Nostrum, il governo dovrà fare da solo. E come si è visto non è in grado di farlo, deve difendere Piantedosi perché altrimenti crolla il muro leghista. Questo è uno di quei temi che invece richiederebbe una vera unità nazionale e non squallidi atteggiamenti elettorali.