Up-skillingLe professioni dove si usa davvero l’Intelligenza Artificiale

Sono già tante le mansioni rese più efficienti dagli strumenti di AI, come le Chatbot di assistenza clienti. I nuovi tool sono usati anche da machine managers nelle attività manifatturiere, sviluppatori Phyton e operatori nelle Risorse Umane per scremare i CV

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La macchina fotografica, inventata nel 1820, impiegò poco più di venti anni per acquisire una qualità tale da poter riprendere la realtà in modo soddisfacente, e a costi accessibili, al punto da creare un mercato ampio e capillare. In molti, fra questi Charles Baudelaire, a quel tempo si dissero preoccupati dell’impatto che questa invenzione avrebbe avuto sulla creatività umana, in particolare sulla pittura. A svolgere la professione di pittore peraltro non erano solo gli artisti più rinomati, ma i ritrattisti che dipingevano le famiglie dei borghesi e realizzavano le medaglie con i volti dei cari per le classi popolari. 

Come sappiamo, la fotografia, anziché ridurre la creatività umana, la ampliò non solo nel raccontare il mondo come avrebbero fatto grandi artisti come Robert Capa o Steve McCurry, ma sollevò la pittura dai vincoli del realismo per mostrarle orizzonti nuovi e ci consegnò, fra gli altri, Pablo Picasso e Renè Magritte. Non solo, l’invenzione della macchina fotografica permise la nascita di nuovi lavori, dai fotografi ai cineasti, e diede impulso a quella civiltà dell’immagine in cui ci troviamo a vivere ancora oggi.

Chissà se avrà luogo lo stesso percorso anche oggi, all’alba dell’introduzione dell’Intelligenza Artificiale: al momento è necessario ammettere che le previsioni sono state per lo più sbagliate. Per molto tempo abbiamo infatti pensato che l’automazione avrebbe eroso occupazione nei lavori manuali: al contrario la cronaca ci parla costantemente non solo della carenza di manodopera nell’agricoltura, ma di ricerche di lavoro insoddisfatte di autisti e magazzinieri. 

Chat GPT e l’Intelligenza Artificiale Generativa costituiscono un pungolo – solo in parte previsto – nei confronti dell’occupazione impiegatizia: una recente ricerca di Goldman Sachs si è incaricata di stimare i settori nel cui ambito vi sono le mansioni a maggior rischio di esposizione alla concorrenza rappresentata dagli impieghi dell’Intelligenza Artificiale: fra questi vi sono le professioni amministrative (48 per cento), quelle legali (44 per cento), l’architettura e l’ingegneria (37 per cento), le professioni commerciali e finanziarie (35 per cento) e persino il management (32 per cento) e le vendite (31 per cento). Giova però ricordare che la cancellazione di mansioni non equivale direttamente a un saldo netto negativo di posti di lavoro: a tutti è richiesto però, e per tempo, un impegno non solo di re-skilling, ma di up-skilling nella direzione di competenze che presentino un livello superiore di astrazione, progettazione e collaborazione all’interno delle organizzazioni e lungo le filiere. La vera concorrenza, infatti, non è data dall’Intelligenza Artificiale, ma da quei lavoratori e professionisti che se ne avvalgono al meglio.

Volendo invece credere al parallelismo fra fotografia e Intelligenza Artificiale, in questi mesi di osservazione da parte del mondo delle imprese verso Chat GPT e gli strumenti equivalenti, le professionalità che appaiono esprimere un interesse più attento verso il loro impiego sono:   

– i responsabili di customer service che intendono non solo mettere a disposizione dei propri operatori chatbot interne, ma anche commissionare chatbot di assistenza ai clienti come nel primo caso rappresentato dalle assicurazioni Helvetia;

– i responsabili commerciali che vogliono sfruttare strumenti come Ingesta, Chatdoc o Sci-space che permettono di conversare con documenti interni per formare (e sfidare) i loro collaboratori in merito alla conoscenza dell’offerta dell’azienda così da elaborare argomentazioni e contro-argomentazioni di vendita. 

– i responsabili digital ed e-commerce chiamati a implementare servizi basati sulla Intelligenza Artificiale non solo nei confronti dei clienti, ma anche per rendere più efficienti e granulari le attività interne (correlazioni di contenuti, raccomandazioni di prodotti, tagging di immagini, …) e sono per questo i primi fruitori di piattaforme come Huggingface.co;

– gli sviluppatori Phyton, il linguaggio più adeguato a realizzare chatbot e altri servizi che integrano i diversi servizi basati su AI;

– i cosiddetti “prompt engineers” che definiscono, a vantaggio di committenti e clienti, i tool più appropriati da utilizzare, ma soprattutto predispongono le corrette formulazioni di istruzioni da adottare per ottenere dati, informazioni e materiali dagli strumenti basati su AI;

– operatori coinvolti nella ricerca del personale e nelle Risorse Umane che si avvalgono di servizi di analisi e scrematura dei CV e dei profili ricevuti per supportare le attività di selezione. Inoltre, tali figure possono avvalersene per le attività di comunicazione interna e sono impegnate a redigere linee guida per regolamentarne l’uso e proteggere la confidenzialità con cui debbono essere trattare le informazioni aziendali;

–  professionisti che operano in settori quali il mondo legale, finanziario e di partecipazione a bandi pubblici per i quali l’uso della AI supporta le attività di analisi della documentazione e la progettazione necessaria alle richieste di finanziamento;

data analyst che, nel rielaborare dataset, si avvalgono di tool come Akkio.com per ottenere, in modo più efficiente, informazioni e report;

– gli operatori dell’Intelligenza Artificiale, figure più operative che supportano l’integrazione di AI in azienda rivelandone gli errori (le cosiddette “allucinazioni”) e contribuendo a un suo impiego più appropriato attraverso attività di annotazione delle distorsioni ed elaborazione di domande;

machine managers che si occupano dell’’impiego della AI nelle attività manifatturiere.  

In attesa che la vertenza fra OpenAI e il Garante della Privacy giunga auspicabilmente a una composizione, giova in ogni ricordare che molta parte delle professioni legate all’Intelligenza Artificiale richiedono una ampia conoscenza degli strumenti da adottare: non solo, dunque, Bing e Perplexity.ai che adottano un approccio differente da Chat GPT indicando le fonti utilizzate con i relativi link di approfondimento, ma anche i tool che, in ambiti specifici, possono essere contemplati, provati, introdotti nei processi non solo di comunicazione, ma anche di innovazione. 

Rytr.me e Copy.ai, ad esempio, sono perfetti per chi, in azienda, si occupa di comunicazione per la loro capacità di realizzare un semi-lavorato di cui servirsi in molte occasioni e soprattutto per rielaborare testi di cui si è certi. Se Dall-E è stato messo a disposizione da OpenAI per ritoccare immagini, un’alternativa altrettanto efficace è Flair.ai e, se il più noto Midjourney non è più disponibile in versione gratuita, resta da provare Stablediffusionweb.com. Intellippt.com e Oneai.com sono eccellenti per realizzare riassunti, Replicate.com è imperdibile per sbobinare un audio e Finalscout può risultare di grande giovamento per estrarre, dal Web e dai social media, riferimenti di contatti commerciali da attivare. 

Fra tutti questi strumenti, a essere precisi, ne manca però uno: una applicazione che permetta di riconoscere i contenuti realizzati grazie all’Intelligenza Artificiale: persino quello creato da OpenAI non è al momento efficace e l’equivalente funzionalità di Turnitin, il principale software che in università si usa per contrastare il fenomeno del plagio, presenta ancora molti limiti. La facilità con cui questa tecnologia si presta a creare una foto, un audio, un video falsi invoca pertanto la necessità di introdurre il prima possibile funzionalità che aiutino a riconoscere e contrastare non solo le fake news e a contrastare fenomeni quali la contraffazione e la creazione di recensioni false.

Forse anche per questo, l’impasse di queste settimane può essere interpretato come un passo indietro utile, se funzionale a farne due avanti verso una adozione più consapevole, responsabile e duratura dell’Intelligenza Artificiale anche nel nostro Paese.

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