La Corea del Nord celebra il settantesimo anniversario dell’armistizio del 27 luglio 1953 che pose fine ai combattimenti della guerra di Corea, e ancora una volta per Pyongyang il regime su cui fare maggiore affidamento è quello che siede al Cremlino. La Russia e la Cina hanno inviato alle celebrazioni delegazioni di alto profilo – la prima volta dopo la pandemia – ricordando il ruolo che ebbero nella guerra di settant’anni fa, quando Pechino inviava a soldati per unirsi ai combattimenti mentre Mosca offriva sostegno politico e militare a quello che poi diventò il regime comunista dinastico di Kim Il-sung. Le celebrazioni arrivano in un momento cruciale. L’attuale leader nordcoreano Kim Jong Un ha appena iniziato ad allentare i rigidissimi controlli di frontiera che ha imposto dall’inizio del 2020 con le prime avvisaglie della pandemia, misure che hanno isolato il paese da praticamente tutti i rapporti commerciali e diplomatici, compresi quelli con Russia e Cina, i suoi principali partner economici e politici.
Da allora la Corea del Nord ha sofferto un ulteriore rallentamento della sua fragile e limitata economia, mentre la chiusura delle frontiere ha impedito ai nordcoreani di muoversi tra le pochissime crepe di un sistema economico che non è in grado di offrire alla popolazione le cose di cui ha bisogno. Il regime di Pyongyang infatti non è mai riuscito a produrre cibo a sufficienza per i suoi ventisei milioni di abitanti, e da quando ha sigillato i confini con la Cina ha smesso anche di importare beni essenziali come grano, fertilizzanti, macchinari per la produzione agroalimentare, e persino i medicinali.
Nel frattempo l’esercito nordcoreano ha fortificato le frontiere con nuove recinzioni e ha intensificato la sorveglianza con l’ordine di sparare a vista, rendendo quasi impossibile il contrabbando di cibo e medicinali comprati in Cina e venduti nei mercati non ufficiali, dove la maggior parte dei nordcoreani fa acquisti. Tutto ciò ha aggravato ulteriormente le condizioni di vita di uno dei paesi più isolati, impenetrabili e sanzionati del mondo. Negli ultimi anni la Corea del Nord ha anche alzato l’escalation di minacce del suo programma di sviluppo di armi nucleari da puntare contro la Corea del Sud, il Giappone e gli Stati Uniti. Kim ha quindi bisogno di un rinnovato e più saldo sostegno da parte di Vladimir Putin e Xi Jinping.
A guidare la delegazione del Cremlino è Sergei Shoigu e rappresenta un fatto storico: è la prima visita di un ministro della Difesa russo in Corea del Nord dalla caduta dell’Unione Sovietica. E oltre a celebrare decenni di relazioni amichevoli i russi e i nordcoreani discuteranno dello sviluppo di armamenti. Per Kim la partecipazione di Shoigu è il segnale che cercava, la dimostrazione che Putin ricambia il desiderio di accrescere i legami storici. La delegazione cinese è invece guidata da Li Hongzhong, funzionario di primo livello del comitato politico centrale del Partito comunista cinese.
L’invasione su larga scala dell’Ucraina ha aperto nuove possibilità al regime nordcoreano, di fronte all’isolamento e alla diffidenza internazionale, Mosca trova in Pyongyang uno dei pochissimi partner concretamente schierati dalla sua parte nella costruzione di un’alleanza anti-occidentale.
La Corea del Nord è uno dei cinque paesi che ha votato contro la risoluzione delle Nazioni Unite del 2 marzo 2022 che condannava l’invasione (insieme a Russia, Bielorussia, Eritrea e Siria), ed è diventato il terzo governo (dopo Mosca e Damasco) a riconoscere l’indipendenza delle repubbliche fittizie di Donetsk e Luhansk, dimostrando un allineamento alla visione del mondo del Cremlino nettamente superiore a quella della Cina e addirittura dell’Iran.
A un certo punto i media russi hanno anche parlato di centomila soldati nordcoreani pronti a intervenire nel Donbas, ma si trattava solo di una delle tante speculazioni propagandistiche. Il vice primo ministro russo Marat Khusnullin ha detto che si sta lavorando ad accordi bilaterali per assumere fino a cinquantamila lavoratori nordcoreani per la costruzione di infrastrutture nell’estremo oriente russo, più altri mille per ricostruire il Donbas dopo la fine della guerra.
Secondo le informazioni dell’intelligence statunitense riportata dal New York Times l’anno scorso la Russia ha acquistato milioni di proiettili di artiglieria e razzi dagli enormi arsenali della Corea del Nord. A marzo di quest’anno la Casa Bianca ha detto di avere nuove informazioni secondo cui Mosca sta cercando di acquisire da Pyongyang armamenti e munizioni in cambio di aiuti alimentari. Entrambi i regimi negano, poiché qualsiasi tipo di accordo sugli armamenti tra Corea del Nord e Russia violerebbe una serie di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
L’idea di una nuova guerra fredda rappresenta un’opportunità per la Corea del Nord, che in base alla logica degli schieramenti tra blocchi opposti riceverebbe un sostegno militare ed economico paragonabile a quello ricevuto dall’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda.
Il valore strategico Pyongyang viene rafforzato dal clima di ostilità tra superpotenze, e secondo molti esperti Kim vede nel peggioramento delle relazioni tra Washington e Pechino una finestra per testare le sue armi nucleari e ampliare le attività ostili mentre l’attenzione è rivolta altrove, cosa che effettivamente si sta verificando. Inoltre, grazie allo stravolgimento dell’ordine internazionale Kim sta trovando nuovi modi per riempire le casse del regime, e vuole coinvolgere sempre più intensamente le economie di Russia e Cina, con la prima ormai è altrettanto sanzionata e la seconda alle prese con il decoupling occidentale e una guerra sempre meno strisciante di dazi e limitazioni commerciali.
Questo flusso di denaro permette a Pyongyang di ignorare tutti gli incentivi di tornare al tavolo dei negoziati, e andare avanti con l’ampliamento del suo arsenale atomico. Insieme alla riapertura dei legami commerciali con la Cina e altre fonti di arricchimento come il crimine informatico di alto livello (una specialità nordcoreana), l’assistenza della Russia offre alla Corea del Nord la prospettiva di assicurarsi un’economia abbastanza stabile da funzionare, permettendo a Kim di continuare a sfidare la comunità internazionale.
Quanto alla Russia, l’invasione dell’Ucraina ha ristretto il suo spazio d’azione globale spingendola a stringere legami sempre più stretti con Iran e Corea del Nord, gettando le basi per costruire un asse tra regimi sanzionati e anti-occidentali che nascondono la debolezza con la belligeranza e fanno della rivoluzione permanente contro l’Occidente la loro unica ragione di esistere.