«Gli occupanti russi stanno usando la centrale nucleare per ricattare il mondo intero», ha Dmytro Orlov, il sindaco di Energodar, la cittadina occupata dai russi in cui si trova la centrale di Zaporizhzhia.
La Russia non rinuncia ad alimentare l’ansia atomica. Questa volta lasciando trapelare, secondo Kyjiv, lo scenario di una «esplosione nucleare controllata» nella centrale fin dall’inizio del conflitto al centro delle preoccupazioni dell’Ucraina, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e dei Paesi europei.
I russi sanno bene che un’esplosione di una centrale atomica non potrebbe che causare perdite di radioattività ed è proprio questo il fantasma che si vuole richiamare, ovvero quello di Chernobyl, in un momento di incertezza sulla tenuta interna di Mosca e sulla leadership dello stesso Putin.
Intanto, circa 100 dipendenti del monopolio nucleare russo Rosatom hanno lasciato la centrale nucleare ucraina. Circa 6mila lavoratori dell’impianto si trovano attualmente a Energodar, ma non sono autorizzati a lavorare nella centrale a meno che non firmino un contratto con Rosatom, ha spiegato il sindaco Orlov. «Le autorità di occupazione non permettono loro di lasciare la città», hadetto a Radio Ucraina. Anche alcuni dei collaboratori ucraini che hanno firmato contratti con Rosatom hanno lasciato la città.
Il sindaco Orlov ha lanciato l’allarme in caso di esplosione nella centrale nucleare, perché in città non ci sono rifugi in cui la gente possa nascondersi. E nel timore che le forze russe decidano di far saltare in aria con l’esplosivo la centrale di Zaporizhzhia, sull’altra sponda del fiume Dnipro si svolgono esercitazioni su larga scala per preparare il Paese a un possibile incidente nucleare: una sorta di Chernobyl o di Fukushima intenzionalmente provocato come attentato terroristico radioattivo. Lo ha fatto sapere Energoatom, l’azienda statale ucraina per l’energia atomica che opera l’impianto, sul proprio canale Telegram.
Nei filmati pubblicati dalla Reuters si vedono operatori in tute antiradioattive gialle o bianche e maschere antigas che misurano la radioattività sulle auto e i camion di passaggio e lavano le gomme dei mezzi prima di indirizzarli a centri di decontaminazione specializzati. Gli operatori hanno lavorato ai vari scenari che possono presentarsi nel caso di un disastro nucleare, su come informare ed evacuare la popolazione. «Abbiamo preso in considerazione lo scenario peggiore, che implicherebbe lo sgombero di un’area dal raggio di 50 chilometri», ha dichiarato il viceministro all’Energia, Yurii Vlasenko.