Ci sono il naturista, il feticista, la mimetica e il foodpornista. A ognuno il suo peccato, la sua ossessione, tutto è concesso, purché sia consumato sul divano. Con questa intuizione nasce la campagna di comunicazione di Egoitaliano, azienda “made in Matera” fondata nel 2007 da Nino e Piero. Specializzata nell’arredo, produce divani, poltrone e complementi che si distinguono per il tocco di colore vitaminico e per la totale libertà creativa che il cliente ha nel comporre il suo divano con infinite combinazioni di colori e pelli, tessuti e cuciture.
«Perché non esiste un “divanista” uguale all’altro. Io sono per esempio un divanista egoista», scherza Nino Scarcella, business director del marchio con sede produttiva nel Distretto Murgiano del Mobile Im – bottito che ha lanciato un brand fuori dai soliti circuiti del design, sia a livello geo – grafico (uscendo dal ben più noto distretto di Meda e Cantù) che creativo. «L’offerta aziendale si distingue per una ricerca stilistica fondata sulla contaminazione fluida tra design e ambiti differenti come quello della moda, dello street style e della cultura pop a cui si unisce un approccio sartoriale volto a rispondere alle differenti necessità dell’abitare in termini di colore, tessuti, dimensioni e forme», continua Scarcella.
«Volevo lanciare un progetto italiano per il pubblico italiano e, avendo seguito per una vita il mercato locale, vi vedevo una grandissima opportunità e pensai bene di far togliere le pantofole a zio Piero che era già in pensione e ricominciare da capo. Le competenze non ci mancavano, il resto è venuto da sé. La chiave però è la libertà. Ogni giorno abbattiamo i confini che il settore innalza quotidianamente. Per questo Egoitaliano è diverso da tutti gli altri, perché ha permesso la personalizzazione estrema del prodotto, affidandosi a una filiera flessibile e capace di assemblare ogni giorno un divano che non sarà mai uguale all’altro. Abbiamo portato il colore là dove il mainstream vuole tutto grigio o neutro. Il colore è il nostro segno distinti vo e ci siamo ispirati al mondo fashion per creare un brand innovativo. Una collezione moda si evolve di stagione in stagione, cambia tessuti e nuance, perché non farlo anche nel design?».
Provocare per innovare pare essere il mantra di casa. Una scelta imprenditoriale che ha consentito a Egoitaliano di conquistare in pochi anni i mercati internazionali, dopo aver consolidato quello italiano, confermando profonda conoscenza delle dinamiche che regolano il settore dell’arredamento. Per farlo è servita una rilettura dissacrante degli spazi, scardinando i paradigmi che stanno alla base della fruizione degli ambienti della casa, nello specifico del living, proponendo una nuova modalità di espressione personale e ironica. Tutto questo ha portato a un tasso di crescita annuo del dieci per cento dal 2017 al 2020, e a un fatturato pari a più di 33 milioni nel 2021 e a quasi 40 milioni nell’ultimo anno, dando lavoro a più di 250 dipendenti e presidiando il mercato con centoquaranta punti vendita in Italia distribuiti in Egostore, negozi monomarca a insegna Egoitaliano, non di proprietà diretta, e Gallery, spazi espositivi all’interno di punti vendita multi-prodotto.
«Siamo un’azienda responsabile, ecosostenibile, attenta al territorio. Per ridurre l’impatto ambientale abbiamo fatto diverse scelte, come usare solo mezzi elettrici aziendali, ma quello che oggi ci sta più a cuore è il progetto Flip in risposta all’impatto sociale ed etico che l’azienda deve avere. Da giugno è possibile con la formula Flip noleggiare invece che comprare il proprio divano. Per evitare di essere uno dei tanti produttori che alimenta le discariche, ci siamo ispirati al mondo automotive e dell’hi-tech creando un modello di business che si basa sullo sharing e sul recupero. Ciò permetterà al consumatore alla fine del periodo di noleggio (periodo minimo di 40 mesi, con rata mensile in cui è compresa la consegna, il ritiro e il kit di pulizia di benvenuto) di decidere se tenere il pezzo o restituirlo. In quel caso, la nostra società si impegna a riutilizzare i materiali recuperabili e a dare nuova vita al prodotto sul mercato del rigenerato. Siamo la prima società nel nostro settore ad avviare un progetto di questo tipo. Ci impegniamo a riprendere i prodotti in laboratorio e a riutilizzarli anziché buttarne il cento per cento. Stiamo inoltre rafforzando i progetti di collaborazione con il carcere di Matera per realizzare oggetti di recupero con il marchio Made in Carcere avviato qualche anno fa».