Cibo, film e musicaUna chiacchierata con Neri Marcorè (e sul suo sosia stellato)

Attore, regista, imitatore, musicista, cantante, calciatore. Ma non chef. Al festival Disquisito, ha rivelato di essere un «tradizionalista» sul cibo. Ma di avere anche una eccezionale somiglianza con Massimiliano Alajmo

Attore, regista, imitatore, musicista, cantante, calciatore. Ma non chef. Neri Marcorè è stato tra gli ospiti di Disquisito, il festival de Linkiesta e Il Post per celebrare i dieci anni del Mercato Centrale.

Da poco al cinema con il suo primo film da regista, Zamora (tratto dal romanzo omonimo di Roberto Perrone), Marcorè in una chiacchierata con Anna Prandoni e Christian Rocca ha raccontato di essere un «tradizionalista» sul cibo oltre che «una buona forchetta». Ma anche di avere un sosia nel mondo degli chef stellati: Massimiliano Alajmo. «A volte vado da lui in cucina, metto la sua camicia e lo imito», ha detto.

Per chi lavora sul set di un film o a teatro, però, spesso il cibo diventa un gesto veloce. E, perché no, si salta pure qualche pasto. «Quando si lavora con passione sul set, a volte il nutrimento passa in secondo piano», ha raccontato Marcorè. «Ci sono i casi in cui si fa l’orario continuato e si mangia dopo». E poi esiste il famoso «cestino» organizzato dalla produzione. «Ce ne sono di tipi diversi: rosso, bianco, verde. Poi c’è il vegetariano e il frutta e formaggio».

Marcorè si cimenta però anche lui stesso ai fornelli. «Il mio pezzo forte è il risotto con l’ossobuco: è il piatto con cui conquistavo le ragazze all’università a Bologna», ha raccontato. «Con i primi me la cavo, ma sono soprattutto una buona forchetta».

Film, cibo, ma anche musica. Marcorè sul palco del Mercato Centrale di Torino ha cantato e suonato. Dai Bee Gees a Fabrizio De Andrè. Da Edoardo Bennato a Mahmood, ma reinterpretato con la voce di Branduardi, Concato e pure dei Pink Floyd. Per chiudere con una canzone dedicata al decimo compleanno di Mercato Centrale: “All’una e trentacinque circa” di Vinicio Capossela.

 

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