È apparsa ieri in video Ilaria Salis ringraziando tutti per la solidarietà e chiedendo il voto per Alleanza Verdi Sinistra (Avs) che l’ha candidata come capolista nel Nord Ovest. Ignoriamo come sia stato possibile inviare un videomessaggio nella condizione di detenuta agli arresti domiciliari, ma questo non è importante.
Ilaria Salis combatte una battaglia personale per lei importantissima. La sua vicenda e le immagini che tutti abbiamo visto di lei con le catene ai polsi e ai piedi in quel tribunale di Budapest hanno ulteriormente fatto luce sull’orribile regime di Viktor Orbán. La scelta di Avs di candidarla potrà essere utile a lei e a quel partito. Non sapremo mai se senza la candidatura di Salis il gruppo di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli avrebbe avuto speranze di superare lo sbarramento del quattro per cento. Con Ilaria Salis l’obiettivo sembra più raggiungibile. Altrimenti sarebbe stato molto molto difficile.
C’è dunque questo elemento che in qualche modo, legittimamente, drogherà il risultato dei rossoverdi, un partito che in questi anni non è mai uscito da una condizione di marginalità politica, come del resto sta avvenendo alla sinistra radicale un po’ in tutta Europa. Malgrado l’offensiva sovranista, di destra o apertamente fascistoide, gli elettori dei Paesi europei si rivolgono più ai popolari, ai democratici, ai socialisti che non alla sinistra-sinistra per arginare la marea grigia e nera.
Adesso poi che si assiste a una certa ripresa dei socialisti, gli estremisti perdono terreno, come sta avvenendo in Francia, dove il partito di Raphäel Glucksmann sta mangiando consensi alla sinistra gruppettara e massimalista di Jean-Luc Mélenchon. In Germania la Linke è in grande affanno. In Spagna e in Italia la caratterizzazione di sinistra del Psoe di Pedro Sanchez e del Partito democratico di Elly Schlein toglie oggettivamente spazio ai radicali, così che Podemos è sparita e da noi, appunto, i rossoverdi restano marginali sia nel dibattito pubblico che nel gioco parlamentare.
Il fatto è che ci sarebbe da lavorare per affrontare il problema di una presenza che resta molto minoritaria, che in fondo è da sempre la caratteristica persino psicologica di quest’area, ma sembrerebbe che ai leader vada bene così: pochi ma buoni. Già, pochi malgrado la presenza di orientamenti di una certa consistenza (soprattutto dal punto di vista mediatico) di movimenti estremisti, dagli studenti proPal ai vari gruppi Antifa ai settori più duri dell’arcipelago ecologista, tutte aggregazioni molto radicali che solo di striscio si saldano con il partito di Fratoianni&Bonelli. I quali, qualunque cosa si pensi nel merito, con la scelta di candidare Salis sono stati indubbiamente abili. Vedremo domenica se sarà bastato.