Valentyn FrechkaIl ragazzo ucraino che vuole rivoluzionare l’industria europea della carta

Finalista agli Inventors awards dello European patent office, il ventitreenne ha collaudato un sistema in grado di trasformare le foglie secche in imballaggi e altri prodotti, consumando pochissima energia e risparmiando acqua

@valeo_fresko / Instagram

Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – Trasformare le foglie secche in carta e imballaggi, senza usare il legno. È l’idea avuta tra il 2017 e il 2018 da Valentyn Frechka, che oggi ha 23 anni ma ai tempi era un giovanissimo studente delle superiori. Grazie al supporto dell’amico e imprenditore Alexander Sobolenko, il protagonista di questa storia – da sempre appassionato di natura e economia circolare – ha trasformato un colpo di genio in realtà, creando una startup (Releaf Paper) arrivata fino alla finale degli Inventors awards dello European patent office, la cui cerimonia di chiusura si è svolta a Malta martedì 9 luglio. Frechka è un ragazzo ucraino che si è trasferito in Francia dopo l’invasione russa del febbraio 2022. 

Nonostante le difficoltà, ha continuato senza sosta a portare avanti il suo progetto, candidandosi al programma “EIC Accelerator” della Commissione europea. Il risultato? Primo posto e premio da 2,5 milioni di euro per implementare la sua attività. Ora l’azienda ha una sede a Parigi e una a Kyjiv, e nel 2025 dovrebbe aprire un impianto pilota in grado di allargare la produzione in quasi tutto il continente.

Valentyn Frechka, quando era ancora minorenne, ha iniziato le sue sperimentazioni sull’erba e la paglia, da cui ha tentato di estrarre cellulosa, spesso con scarsi risultati. Dopo qualche mese, però, si è accorto della maggiore efficacia delle foglie cadute spontaneamente dagli alberi. Il processo per ottenere un foglio di carta, come si legge sul sito della startup, è suddiviso in cinque fasi.

Uno: si parte dalla raccolta delle foglie cadute su strade, marciapiedi, panchine, giardini o altri ambienti urbani dove, in barba all’economia circolare, vengono declassate a rifiuti o bruciate (emettendo sostanze inquinanti). Due: le foglie vengono pulite, portate all’umidità giusta e sminuzzate. Tre: le foglie vengono inserite in speciali reattori che creano le fibre che costituiscono la base per la carta (i consumi d’acqua ed energia elettrica sono rispettivamente quindici e tre volte inferiori rispetto alla produzione tradizionale di carta). Quattro: alla fibra, dopo una fase di pulitura e macinazione che non prevede l’uso di cloro o zolfo, viene aggiunto un riempitivo; il composto viene poi pressato e arrotolato con un apposito macchinario. Cinque: nasce il prodotto finale, che può essere un quadernino per gli appunti, un sacchetto, una tazza di carta e molto altro.

Continuano così, Releaf Paper arriverà a produrre una tonnellata di cellulosa da 2,3 tonnellate di foglie cadute (Amsa, a Milano, arriva a raccogliere quattrocentocinquanta tonnellate a settimana, per darvi un’idea delle quantità). Significa, nel concreto, “salvare” diciassette alberi potenzialmente coinvolti nei processi tradizionali di produzione della carta, producendo solo 0,066 chilogrammi di CO2 per chilogrammo durante le fasi di lavorazione. Tutto ciò potrebbe garantire un taglio delle emissioni di gas serra, un notevole risparmio idrico e una bolletta meno salata.

«Questo processo ingegnoso non solo offre una soluzione alla deforestazione, ma affronta anche le emissioni di carbonio tipicamente associate alla decomposizione delle foglie. L’invenzione di Frechka ha il potenziale per rivoluzionare l’industria della carta e degli imballaggi», si legge sul sito degli Inventors Awards. «A scuola, quando avevo sedici anni, ho imparato a conoscere i biopolimeri», racconta Frechka. «In quei momenti – continua – ho capito quanti alberi vengono abbattuti per produrre carta, e ho pensato: “Perché non usare qualcos’altro?”». Missione compiuta.

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