Il sesto sensoSpavento fa rima con divertimento

L’esposizione volontaria a situazioni ricreative che provocano paura (come i film horror) può aiutare a sviluppare una migliore capacità di gestire lo stress

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La maggior parte delle persone associa la paura a qualcosa di piuttosto sgradevole, ritenendola una reazione primordiale che è meglio non provare. La paura è ciò che si prova quando si percepisce una minaccia alla propria vita e alla propria incolumità fisica: quando un cane rabbioso senza guinzaglio ti sta alle calcagna, quando la tua auto si rovescia su una lastra di ghiaccio scuro facendoti scivolare in modo spaventoso o quando senti provenire un forte schianto dalla cucina nel cuore della notte. Ma la paura può essere qualcosa di più complesso di un unico sentimento uniforme. E può manifestarsi in infinite varietà, che vanno dal terrore paralizzante determinato da una situazione in cui la propria vita è in pericolo all’acuto disagio di camminare da soli in un vicolo buio.

Anche se i ricercatori stanno ancora cercando di districarsi tra tutte le sfumature della paura, la maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che questa complessa reazione si sia evoluta come un potente strumento di sopravvivenza che serve a uno scopo vi – tale: proteggerci dalle cose che possono danneggiarci. Si ritiene che la paura scateni la cosiddetta reazione “combatti o scappa”, che è costituita da una miriade di cambiamenti fisiologici preposti a un’azione immediata. Il cuore inizia a battere forte, pompando il sangue più velocemente per fornire ossigeno e nutrienti ai muscoli. Le pupille si dilatano per assorbire più luce e rendere così più nitida la visione. La fronte si bagna di sudore, forse come misura preventiva per aiutare la testa a raffreddarsi dopo il prevedibile picco improvviso di attività. E questo stato di aumentata consapevolezza consente di reagire in modo rapido e deciso di fronte al pericolo.

Eppure, paradossalmente, la paura non è un qual – cosa a cui le persone si sottraggano ogni volta che possono. Anzi, molti cercano volontariamente di innescare la propria paura attraverso un’ampia gamma di attività ricreative che vanno dai film horror che fanno venire il cuore in gola e dalle montagne russe che provocano il voltastomaco fino al paracadutismo che scatena l’adrenalina e alle case degli orrori dei luna park che scuotono i nervi: la ricerca della paura a uso ricreativo è un fenomeno umano estremamente di fuso, che ha un interesse storico interculturale. Si tratta inoltre di un’industria molto redditizia: nel 2023 i film horror hanno incassato più di 900 milioni di dollari solo negli Stati Uniti. Ma il desiderio di provare paura va oltre il mondo dell’intrattenimento. La ricerca della paura a uso ricreativo può costituire una potente motivazione in numerosi ambiti della nostra vita, e la scienza suggerisce che possa persino giovare al nostro benessere.

Le ricerche suggeriscono che l’attrazione per le attività coinvolgenti che fanno venire i brividi e provocano spavento emerge già in tenera età. I bambini piccoli strillano e ridacchiano per il brivido suscitato dal gioco del “vedo-non-vedo”, quando l’adulto che li sta intrattenendo finge di scomparire per poi mostrarsi di nuovo. I bambini un po’ più grandi gridano con un misto di paura e di gioia quando l’amata persona che si occupa di loro li insegue giocosamente per il salotto, fingendo di essere un mostro assetato di sangue.

E gli adolescenti urlano e ridono mentre attraversano una casa degli orrori, legando fra loro grazie alla condivisione di una scarica di adrenalina. Le ricerche che stiamo conducendo nel nostro laboratorio indicano che oltre il novantacinque per cento dei bambini e dei ragazzi di età compresa tra uno e diciassette anni si divertono con attività che li spaventano, come farsi lanciare in aria da mamma o papà, arrampicarsi un po’ troppo in alto su un albero, giocare a un videogame spaventoso o guardare un film slasher con qualcuno per cui hanno una cotta.

Uno dei motivi per cui i bambini (e gli adulti!) possono trovare piacere nell’essere spaventati è il fatto che il provare paura può essere una forma di gioco. Per questo, sono in particolare i bambini quelli che possono imparare di più dalle situazioni di questo tipo. I ricercatori sostengono che l’esposizione controllata a delle situazioni che provocano paura possa creare delle importantissime opportunità di sviluppo, insegnando come ci si senta quando si è spaventati e come si debbano gestire e affrontare le situazioni di incertezza.

Alcuni ricercatori ritengono che questo tipo di apprendimento possa proteggere i bambini, impedendo loro di sviluppare disturbi legati all’ansia. Naturalmente, però, bisogna rimanere nell’ambito del divertimento: le attività spaventose non devono diventare troppo spaventose. Gli scienziati dello sviluppo spiegano spesso che i bambini sono guidati dal cosiddetto principio di Goldilocks, in base al quale preferiscono ricevere stimoli “giusti” – né troppo semplici né troppo complessi. Lo stesso vale per la paura. I bambini sono attratti da sfide che li eccitano, ma da cui non si sentono sopraffatti. Come un bambino ha detto perfettamente: «Mi piacciono le cose che mi fanno venire i brividi, ma non gli incubi». Si tratta solo di trovare la dimensione ottimale di una paura piacevole.

Le ricerche condotte dal nostro laboratorio dimostrano che, quando si parla di paura, anche gli adulti hanno bisogno di rimanere in una dimensione ottimale. In uno studio abbiamo chiesto ai partecipanti che si trovavano all’interno di una casa degli orrori e indossavano un cardiofrequenzimetro di riferire i loro livelli di divertimento e di paura mentre uscivano di corsa da quel luogo spaventoso, con dei pazzi armati di motosega alle calcagna. I risultati hanno rivelato una cosiddetta “relazione a forma di U rovesciata” tra la paura e il divertimento.

I partecipanti hanno associato una sensazione troppo modesta di paura ma anche un’eccessiva sensazione di paura a un calo del divertimento. In altre parole, il piacere sembra avere un picco in un punto intermedio tra la “troppo poca paura” e la “troppa paura”. È interessante notare che abbiamo riscontrato uno schema simile anche nei tracciati della frequenza cardiaca dei partecipanti: questo suggerisce che il piacere sia legato a delle deviazioni che si allontanano solo “fino al punto giusto” dal normale stato fisiologico di una persona.

Sembra che anche gli adulti, proprio come i bambini, possano trarre beneficio da un coinvolgente uso ricreativo della paura. In uno studio del nostro laboratorio, per esempio, abbiamo scoperto come le persone che guardavano regolarmente film horror avessero affrontato meglio lo stress del primo lockdown determinato dalla pandemia rispetto a coloro che hanno invece evitato di indursi volontariamente a provare paura.

Una possibile spiegazione di questo fenomeno è che gli appassionati di horror, grazie alla loro esposizione alla paura proveniente dallo schermo, potrebbero essersi inconsapevolmente allenati a gestire lo stress, la paura e l’ansia della vita reale. Ciò è in linea con il risultato di un’altra ricerca del nostro laboratorio: i fan dell’horror riferiscono che la volontaria esposizione, per divertimento, a contenuti spaventosi non solo migliora il loro umore, ma li conduce anche a una crescita personale e a una maggiore conoscenza di sé. Tutte quelle maratone di film che li hanno lasciati zuppi di sudore potrebbero aver dato davvero i loro frutti.

Quindi, la prossima volta che vi sentirete attratti da un film inquietante o da un giro da brivido sulle montagne russe – o la prossima volta in cui vi sentirete inclini a impedire a un bambino di arrampicarsi troppo in alto su un albero o di scendere troppo velocemente in bicicletta giù per una collina – ricordatevi: il desiderio di fare un uso ricreativo della paura è sorprendentemente diffuso, e questo potrebbe anche essere un bene. La paura può essere un’eccitante forma di gioco, uno strumento di crescita personale e forse anche un modo per aumentare la propria resilienza di fronte alle sfide del mondo reale.

© 2024 THE NEW YORK TIMES COMPANY AND M. M. ANDERSEN AND M. CLASEN

Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine L’età dell’insurrezione + New York Times Big Ideas in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia. E ordinabile qui.

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