Buone praticheCosa potrebbe (e dovrebbe) fare l’Ue per risolvere la crisi abitativa in Europa

Secondo uno studio del Centro per la politica europea, Bruxelles può svolgere un ruolo centrale mappando il problema degli alloggi e degli affitti a breve termine nelle città, regioni e paesi europei, fornendo dati comparabili e collegando i paesi con situazioni simili per promuovere politiche basate su evidenze

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Per la prima volta, l’Unione europea avrà un Commissario adibito alla questione delle abitazioni. Il Centro per la politica europea (Cep) considera questo passo sensato, vista la carenza di alloggi, in particolare nei centri urbani di molti Stati membri. Tuttavia, le misure attese non dovrebbero compromettere la libera concorrenza. «Prima di tutto, i governi nazionali all’interno dell’Ue dovrebbero essere responsabili di adottare misure appropriate per risolvere la crisi abitativa, rispettando pienamente la concorrenza di mercato e il benessere dei cittadini», afferma l’esperta del Cep Eleonora Poli. Tuttavia, secondo l’economista di Roma, c’è una chiara necessità di coordinamento a livello europeo, sia tra i governi che tra le autorità locali e tra gli Stati membri.

«In questo contesto, l’Ue può svolgere un ruolo centrale continuando a mappare il problema nelle città, regioni e paesi europei, fornendo dati comparabili e collegando i paesi con problemi abitativi simili per promuovere politiche basate su evidenze e lo scambio di buone pratiche», sottolinea Poli.

In Italia, il livello di edilizia sociale è particolarmente basso rispetto ad altri paesi europei, poiché la maggior parte degli italiani possiede già una casa. «Quindi, sebbene un intervento governativo minimo negli investimenti per l’edilizia sociale possa essere ben accolto, la priorità è certamente aiutare i proprietari a far fronte all’aumento dei costi delle utenze», evidenzia l’esperta del Cep. In alternativa, i fondi statali potrebbero essere utilizzati per ristrutturare edifici pubblici inutilizzati, che potrebbero poi essere utilizzati come abitazioni per cittadini, studenti o start-up.

Per quanto riguarda gli affitti a breve termine, Poli afferma che potrebbe essere utile per i governi collaborare con i sindaci delle grandi città per avere un’idea delle misure da adottare per controllare, se non ridurre, il numero di affitti a breve termine che contribuiscono, tra le altre cose, alla mancanza di abitazioni accessibili per i cittadini.

Per maggiori informazioni, qui il link allo studio.

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