Realismo infinito La poesia del paesaggio che emerge dagli scatti di Giovanni Chiaramonte

La mostra dedicata al fotoreporter lombardo, scomparso poco più di un anno fa, è un’esplorazione che si sviluppa lungo i punti chiave della storia e dell’identità occidentale, a partire dall’Italia. Dal 16 novembre al 9 febbraio 2025 al Museo Diocesano di Milano

Giovanni Chiaramonte, Corpus Christi, TX 1991 @ Eredi di Giovanni Chiaramonte

«La fotografia è scrivere con la luce un istante in modo permanente». Il Museo Diocesano dedica una mostra a Giovanni Chiaramonte, Realismo Infinito, uno dei maestri della fotografia italiana, che con la sua opera ha contribuito alla ridefinizione poetico-concettuale dell’immagine del paesaggio contemporaneo. L’esposizione, in programma dal 16 novembre 2024 al 9 febbraio 2025 e curata da Corrado Benigni, celebra l’artista a un anno dalla sua scomparsa, avvenuta il 18 ottobre 2023.

Un’esplorazione globale e spirituale, fisica e interiore, che si sviluppa lungo i punti chiave della storia e dell’identità occidentale a partire dall’Italia, e dalla sua stratificazione fisica e culturale. Chiaramonte inizia a fotografare alla fine degli anni Sessanta, passando velocemente dalla forma figurativa a quella astratta e informale. Tema principale della sua opera è il rapporto tra luogo e destino nella civiltà occidentale.

Giovanni Chiaramonte, Milano 1982 @ Eredi di Giovanni Chiaramonte

«La sua arte è da sempre legata a un’esplorazione esistenziale e spirituale del profondamente umano», spiega il curatore nel testo che accompagna la mostra. Il percorso espositivo si compone di quaranta immagini che ripercorrono oltre due decenni, dal 1980 ai primi anni del 2000, di ricerca intorno ai diversi modi di percepire il paesaggio e la veduta urbana, da sempre al centro della fotografia e della riflessione teorica di Chiaramonte. Ricordiamo Viaggio in Italia, cui l’autore ha partecipato insieme a Luigi Ghirri nel 1984.

Un’esplorazione che si sviluppa lungo i punti chiave della storia e dell’identità occidentale, a partire dall’Italia, il cui paesaggio diviene la matrice per leggere e comprendere l’intero Occidente, il suo carattere e il suo destino. In un pellegrinaggio che tocca Atene e Roma, passa da Berlino e arriva fino al Bosforo e Gerusalemme, il fotografo ha ritratto il Vecchio Continente alla ricerca delle origini della nostra civiltà.

Giovanni Chiaramonte, Geraci Siculo, 1997 @ Eredi di Giovanni Chiaramonte

Il viaggio, che si spinge fino agli Stati Uniti e l’America Centrale diviene una riflessione teorica sull’atto del fotografare e sulla natura dell’oggetto rappresentato, evocando anche una riflessione sull’atto stesso del vedere. Per Chiaramonte non esiste un unico punto di vista per osservare il paesaggio, esiste invece un luogo suscettibile di differenti interpretazioni, le quali seguono le dinamiche dell’esperienza individuale. Il titolo, Realismo Infinito, fa riferimento tanto alla linea dell’orizzonte, elemento centrale della fotografia paesaggistica, quanto alle molteplici possibilità rappresentative che ogni scenario reca in sé.

«L’infinito non è un elemento tecnico, ottico, della visione: è ascolto di quella voce che lo sguardo è», scriveva l’autore. Le fotografie di Giovanni Chiaramonte ci ricordano l’importanza della fotografia come strumento di narrazione e analisi della realtà, che si palesa anche come espressione dell’animo di chi, quel paesaggio, fotografa interpretandolo. L’autore coglie l’essenza di luoghi in piena trasformazione e rende il suo viaggio una testimonianza imprescindibile del nostro patrimonio visivo, capace di dialogare con il presente.

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