Apprendo dall’articolo di Guia Soncini due notizie illuminanti: la prima è che Donald Trump ha appena lanciato una linea di profumi. La seconda è che l’ha chiamata «Fight, fight, fight», con trasparente richiamo all’esortazione da lui rivolta alla folla, a pugno alzato e orecchio insanguinato, nei drammatici istanti dell’attentato di Butler. Notizie illuminanti perché la vera caratteristica della nostra epoca non sono i deepfake, come quel video prodotto con l’intelligenza artificiale in cui Elon Musk e Giorgia Meloni si baciano appassionatamente nella cattedrale di Notre-Dame. I falsi sono diventati più sofisticati, certo, ma ci sono sempre stati. Un presidente degli Stati Uniti che lancia un profumo usando l’attentato cui è appena scampato come sfondo del suo claim pubblicitario non solo non c’è mai stato, che importa poco, ma non era mai stato nemmeno immaginato, perché era letteralmente inimmaginabile, che è invece la cosa che conta di più: il confine tra realtà e finzione si è spostato. D’ora in avanti, guardando le immagini dell’allora candidato alla Casa bianca ferito al volto, circondato dalla scorta, non potrò fare a meno di pensare: che grande campagna pubblicitaria per un profumo.
Il fatto davvero significativo, però, è che lo stesse pensando lui. In quel preciso momento magari non avrà avuto ancora chiara in testa l’idea dell’acqua di colonia, ma l’idea della campagna pubblicitaria sì, non c’è dubbio. Il suo «Fight, fight, fight» non è altro che una versione aggiornata del vecchio «Egoiste, egoiste, egoiste» di Chanel. Con l’unica irrilevante differenza che in questo caso lui è al tempo stesso il piazzista e il prodotto da piazzare. Del resto, non è quello che oggi siamo diventati tutti, grazie a piattaforme come X (fu Twitter), il social network acquistato dal suo grande amico Elon Musk? In qualche modo siamo diventati tutti piazzisti di noi stessi, a cominciare da lui, Musk, l’uomo su cui Giorgia Meloni ha puntato tutte le sue carte per guadagnarsi l’attenzione e la simpatia di Trump (con successo, a giudicare dai primi commenti del presidente eletto), ma che verosimilmente farà la fine di tutti gli scienziati pazzi dei fumetti: vittima delle sue macchinazioni, disperso in qualche sperduta galassia legato a uno dei suoi razzi come il capitano Achab a Moby Dick.
Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.