Antefatto: lo scorso anno lo sceicco Issa bin Zayed Al Nayhan, fratello del presidente degli Emirati Arabi Uniti, e’ stato accusato di avere torturato un uomo. Sui fatti non c’erano dubbi: un video che ha fatto il giro del mondo, trasmesso dalla televisione Usa Abc, ha documentato l’accaduto. Lo sceicco costringe un commerciante afghano a inghiottire sabbia, mentre lo prende a calci e lo colpisce con una frusta. Il caso viene portato di fronte ai giudici del Tribunale di al-Alain. La sentenza? Ha dato ragione all’assurda versione dei fatti sostenuta dall’avvocato difensore: lo sceicco Issa è stato drogato con una sostanza messa a sua insaputa nel bicchiere dal quale beveva, dunque non era in sé e non può essere considerato responsabile per quello che è successo. Secondo la Corte lo sceicco non solo è innocente, ma è vittima: contro di lui sarebbe stata organizzata una congiura da due fratelli libano-statunitensi, Ghassan and Bassam Nabulsi, legati alla famiglia reale da rapporti d’affari. I fratelli Nabulsi, che compaiono nel video insieme allo sceicco e ad altre persone, stanno così scontando cinque anni di carcere ciascuno.
Agosto 2011: il blogger Ahmed Mansoor, il professore Nasser Bin Ghaith, lo scrittore Fahd Salem, gli attivisti per i diritti umani Hassan Ali Al Khamis e Ahmed Abdul Khaleq, cinque comuni cittadini emiratini accusati lo scorso aprile di minacciare la sicurezza dello Stato, sono invece ancora in carcere. Per aver chiesto, in una petizione indirizzata allo sceicco e in alcuni blog, un po’ più di democrazia nel loro paese, rischiano cinque anni dietro le sbarre. Il processo, con udienze rimandate di continuo, prosegue a porte chiuse. La prossima e’ stata fissata il 26 settembre. Tutta l’estate e il Ramadan in carcere. E, guarda caso, due giorni dopo le elezioni per rinnovare il Consiglio federale. Quelle per cui i cinque attivisti hanno chiesto il suffragio universale.