Ahmed è quello che non c’è, a Milano, in questi giorni. Per puro caso, per la strada si vedono solo arabi, ma tra tutti gli egiziani che ci sono è partito per le ferie proprio quello che serviva a me. Per colpa sua, dovrò imbiancare una camera, la nostra camera, dove dormiremo io e il Capo, in prima persona.
Che vuol dire: quello che non c’è per me quest’estate sono le vacanze, o perlomeno una pausa; quindi lavorando come nel resto dell’anno, aggiungerò la pratica pomeridiana del pennello, o del rullo, devo ancora decidere. Però mi avrebbe fatto comodo, Ahmed.
Ahmed è uno zozzone, se mai doveste chiamarlo per imbiancare prendetevi comunque un giorno di ferie per stargli dietro, o contattate qualcuno che possa soffiargli il fiato sul collo come un segugio. Per controllare che non faccia qualcuna delle sue porcate, che non combini uno dei suoi pasticci. Per il resto, Ahmed vi imbianca una stanza ammobiliata per 80 euro vernice inclusa. Noi viviamo in due stanze più un disimpegno e un cessetto che se caghi a finestra chiusa poi devi fare l’aerosol. Con 200 euro temo che potrei fargli imbiancare tutta casa. Sono duecento papagne, certo, ma chi l’ha fatto, sa che rottura di bidoni significhi spennellare la casa in cui vivi già, tra armadi e spostamenti e mancamenti.
Quello che non c’è per Ahmed, è il costo del lavoro: tu gli paghi la fatica, e un bidone di vernice economica. Tasse, licenze, permessi, a lui non importa granchè perchè la maggior parte delle spennellate le tira in nero. Imbianca in nero. Non nel senso che dipinge a lutto. E i suoi operai, in nero, idem: a loro serve di pagarsi il posto letto, e le sigarette di contrabbando con la marca ucraina o rumena, bastano un paio di giorni di sudore. Il resto, al paese, a puttane, o in cellulari.
Quello che non c’è è la giusta considerazione del lavoro: se dobbiamo pagarlo, un lavoro, sono tutti rapinatori allora tanto vale ingaggiare uno che ruba allo stato piuttosto che uno che ci peli il portafogli. Se dobbiamo essere retribuiti, beh, anche nelle fotocopie ci abbiamo messo uno spicchio d’anima, perchè il nostro lavoro impegna il nostro tempo e poggia sulle nostre eccezionali qualità.
Sabato sera ci hanno servito una birra guasta. Doveva essere una rossa, ma portava il sapore acetato delle barricate. Era una birra che conosciamo, l’abbiamo bevuta un sacco di volte. Ci hanno garantito che l’eccezionale genuinità delle birre servite da questo locale di qualità non avrebbe permesso di servirci una birra guasta, ma che quel liquido nel bicchiere aveva invece la corretta evoluzione del sapore di una birra rossa a fine fusto. A conferma dell’eccezionale cultura birraia del mescitore.
Che ne consegue? Che il lavoro degli altri non vale un cazzo, ma il nostro salva sempre il mondo; che se dobbiamo retribuire qualcuno ci sta comunque fregando, comunque guadagnando, anche quando chiede una miseria come Ahmed, e che quando qualcuno retribuisce noi, qualsiasi cifra ci dia, chissà quanto si sta intascando a ufo del nostro talento. I nostri cervelli fuggono. Ma a giudicare dal numero di presunti geni l’Italia dovrebbe essere disabitata, allora.
A me viene solo da mandarti a quel paese, Ahmed. Perchè per colpa tua questa stanza me la devo imbiancare io, che non conosco nessun altro che lo farebbe per la miseria che chiedi tu. E in fin dei conti, con tutte le paturnie e le emicranie che mi procurerebbe vederti entrare in casa mia col tuo pennello senza IVA INPS 740 assicurazioni e con la refezione gratuita per i cinque figli di tua moglie incinta, mi sa che non te l’avrei fatto fare comunque. Me la imbianco male che non posso certo permettermi un professionista. Me la imbianco male che non ne sono proprio capace e lo faccio pure controvoglia. Ma me la imbianco in bianco.
Se sconfiggo la pigrizia.