Spesso i grandi avvenimenti determinano la vita di milioni di uomini senza che nessuno di essi se ne renda conto. È quello che sta capitando in Europa. Attendiamo tutti con ansia il voto del Bundestag, il Parlamento tedesco, che dovrà decidere se concedere gli aiuti alla Grecia e quindi iniziare una politica di sostegno finanziario ai paesi pericolanti dell’Europa del Sud: Portogallo, Spagna, Italia. Decisione storica. Si scontrano in Germania due partiti economico-politici: quello legato all’industria renana che mira a un accordo di lungo periodo con il blocco sovietico, secondo una tradizione secolare che vede uniti i siderurgici, i metalmeccanici pesanti e le industrie di base tedesche ai Kombinat prima sovietici e ora russi.
La bandiera europea più grande del mondo, larga 30 metri
I liberali della coalizione guidata dalla Merkel interpretavano in forma originale questo partito politico-economico. Sono stati sconfitti nelle elezioni berlinesi e questo ha rafforzato il partito bavarese e dell’industria della new economy e della green energy che vede, invece, nel ruolo europeo della Germania la sua evoluzione naturale dopo la seconda guerra mondiale. I tedeschi nel Novecento hanno perso le guerre ma hanno vinto tutte le paci. È quello che è successo con l’ euro e con il controllo tedesco sulla BCE.
Un ruolo fondamentale per aiutare la Merkel e la coalizione europeista tedesca lo svolge Putin, neo autocrate di una Russia che sa che solo con l’ integrazione con l’Europa e non con la sola Germania, il Suo paese può aspirare a riconquistare il ruolo globale di potenza che se non può più giungere al livello proprio dell’URSS, deve essere in ogni caso tale da far sì che la nuova Russia possa influire sul sistema di pesi e di rilevanze internazionali sia verso l’ Atlantico sia verso il Pacifico. L’ambasciatore più efficace di Putin , l’ex primo ministro socialdemocratico Schroder, è stato chiarissimo a questo proposito in alcune dichiarazioni inequivocabili. Putin può cambiare le sorti dell’Europa? Certamente. E questo significherebbe non solo porre le basi per il salvataggio degli stati sull’orlo del default, a ma anche costruire per l’ Europa un futuro che andrà dall’Atlantico agli Urali.
La partita è grande e decisiva. Nessun dorma…
Giulio Sapelli