Quest’anno la crescita economica negli Emirati arriverà al 3-3,5%, contro l’1,4 del 2010. Alla fine lo scarto lo farà, come sempre, il prezzo del petrolio, dal quale dipende il 30% del Pil del Paese. “Economy is back in business”, dicono qui. Lo ha confermato il Middle East focus economic report e il Ministro dell’Economia Al Mansouri ha rassicurato che il Paese sarà immune da un’altra crisi. Nessuna preoccupazione, ha detto, in nessun settore.
In effetti, aldilà della propaganda del Governo che é capace di nascondere una bancarotta davanti all’evidenza (come ha fatto il Dubai World nel 2008), gli Emirati in questo momento sono un rifugio sicuro per investitori di tutto il mondo. Soprattutto perché molte aziende che avevano sede in Egitto, Bahrein, Siria e in tutti i Paesi arabi che stanno vivendo rivoluzioni politiche, si sono spostate nei porti (finora) sicuri di Abu Dhabi e Dubai.
Fahd Al Gergawi, amministratore delegato del Foreign Investment Office of Dubai, ha sottolineato che le società straniere stanno puntando sulla stabilità degli Emirati, con il risultato di un mercato molto diversificato e nuovi investitori.
Perfino il settore immobiliare si sta riprendendo: gli affitti degli appartamenti e le case in vendita stanno riacquistando velocemente il valore che avevano perso nel 2009 e 2010. Nei quartieri degli expats, come Springs o Dubai Marina, i prezzi erano infatti scesi anche del 50%. A sostenere la ripresa del real estate si è aggiunta anche una recente normativa che estende il permesso di soggiorno a tre anni per chi compra casa qui spendendo più di 270.000 dollari.
E nella vita di ogni giorno la città é tornata in tutto e per tutto quella di una volta. I mall, prima immensi specchi di marmo deserti, sono stracolmi. Si incontrano di nuovo famiglie di expats appena arrivate, che scelgono di vivere negli Emirati anche se poi lavorano in altri Paesi del Golfo, più instabili e “rischiosi” dal punto di vista politico. E poi i tassisti che sorridono di nuovo (e che hanno, come sempre in ogni grande città, un punto di vista molto realistico e pratico). “Passato il Ramadan – mi ha detto oggi un ragazzo pakistano che guida per le roventi strade di Dubai oltre 12 ore al giorno – la città è tornata finalmente quella di un paio di anni fa”.
Di nuovo impossibile. E di nuovo oasi e miraggio nel deserto per migliaia di persone.