Quello che non c’èQuello che non c’è: senso

Quello che non ho avuto, in questi giorni, è stato il tempo di fermarmi e concentrarmi per riuscire a scrivere. Tante piccole cose, tanti eventi minimi, fatti futili, battute banali, possono avveni...

Quello che non ho avuto, in questi giorni, è stato il tempo di fermarmi e concentrarmi per riuscire a scrivere. Tante piccole cose, tanti eventi minimi, fatti futili, battute banali, possono avvenire in dieci giorni, non ce ne si rende conto.

Cercare un senso, per esempio: perchè un senso manca sempre. Manca il senso del pudore, spesso, sia di chi indossa che di chi ostenta uno sguardo. Manca il senso dell’umorismo di chi si prende troppo sul serio, senza tenere a mente che chi è gigante in un formicaio, a Milano è uno tra due milioni, al mondo uno tra sette miliardi, nell’universo… Manca il senso della frase a quasi tutti quelli che pretendono di avere la missione di diffondere le proprie. Manca il senso della vergogna, soprattutto a chi dovrebbe vergognarsi. Manca il senso della misura, e mancando quello i rapporti saltano. Manca un senso a chi non intende un doppio senso. E c’è una società, la nostra, che pur con tutti i suoi traffici i suoi imbrogli i suoi giochi multipli, resta a senso unico, per molti se non per tutti.

Stamattina ho dovuto inchiodare con la bicicletta perchè un tir lanciato su via Pellegrino Rossi non mi ha dato la precedenza. Quello che non c’è è la precedenza, quando il tuo mezzo pesa meno di venti kg, e l’altro pesa più di tre tonnellate. C’è la priorità, di evitare di impiastrarsi sotto ruote così grosse. Il camionista in realtà è stato molto educato, in qualche maniera, perchè mi ha chiesto scusa con un gesto della mano, dopo aver accennato una frenata poco convinta. Però mi chiedo, la tipa con gli occhiali da sole alle nove del mattino col cielo tinteggiato a nubi, la sigaretta nella mano sinistra scossa fuori dal finestrino, che veniva dietro al tir con una Ka, che ha assistito a tutta la scena di ciclista in mezzo all’incrocio con auto ferme causa suo ostacolo, doveva per forza passare tagliandomi la strada anche lei? Quello che non c’è è rispetto per i ciclisti, gli stessi ciclisti che a rischio della propria vita rendono meno saturo il traffico automobilistico e meno sporco il cielo di Milano. E a giudicare dalla situazione ancora misera delle piste ciclabili meneghine, quello che non c’è per i ciclisti è pure considerazione.

Sembra che non ci sia senso davvero in questo mio vaneggiare: in realtà è tutto molto semplice e dichiarato nella descrizione del blog. Qui si parla di Milano filtrata attraverso gli occhi di uno scrittoruncolo, io, indagata tramite il criterio di quello che non c’è. Milano è fatta di Grandi Eventi e piccoli fatti, di Monumenti e panchine, marciapiedi e Parchi, di Personalità e (perlopiù) persone, di ristoranti e bettole, di SUV e stampelle. Nello Hagakure sta scritto che bisogna dare poco conto alle grandi cose, e tenere in gran conto le piccole. Mi piace interpretare che è cambiando le piccole cose, i dettagli, che si migliora la realtà tutta, radicalmente, mentre un grande cambiamento spesso lascia immutati quegli aspetti ritenuti insignificanti ma che tutti insieme la compongono.

Ed io sono piccolo.

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