Fra antilopi e giaguariLa pericolosa deriva della delazione via social network

Denuncia anche tu il violento. Scattagli una foto, mettila su Facebook. Smascheralo, fallo arrestare. È solo l'ultimo invito della rete (e dei giornali) a farsi sceriffi online, a mettersi in prima...

Denuncia anche tu il violento. Scattagli una foto, mettila su Facebook. Smascheralo, fallo arrestare. È solo l’ultimo invito della rete (e dei giornali) a farsi sceriffi online, a mettersi in prima linea nella lotta al male nel mondo e alle ingiustizie.

Denuncia l’evasore fiscale, denuncia l’autista dell’autobus che parla al telefonino, denuncia quello che parcheggia sulle strisce gialle, denuncia il black bloc. E mi raccomando, fallo in rete. Nasce così la delazione network, che in termini di popolarità vale almeno il doppio di una denuncia all’autorità costituita. Non servono prove, non si deve andare in Questura; basta una foto con con il telefonino e non costa niente. Denuncia anche tu il vicino che non differenzia la plastica dall’umido o che lascia sempre la porta dell’ascensore aperta, in cambio avrai quindici secondi di notorietà e una coscienza linda, sarai l’idolo dei tuoi amici (di Facebook) e avrai la sensazione, per almeno un pomeriggio, di essere un piccolo Travaglio che lotta contro le ingiustizie.

Devastare un bancomat, guidare coi gomiti un autobus mentre si mandano sms, parcheggiare in tripla fila sono cose sbagliate e disdicevoli, ma davvero la cultura della delazione è migliore?
Una cultura che nasce in un luogo, la rete, in cui il garantismo non si sa cosa sia, dove spesso basta un sentito dire per emettere inderogabili sentenze, dove invocare la galera, trent’anni di galera, la galera a vita per un reato presunto ti fa guadagnare anche venti o trenta “mi piace” o sedici retweet.

Vogliamo davvero fare del sospetto verso il prossimo un nostro costume quotidiano? Vogliamo sinceramente che la delazione sia l’ascia con cui si difende una presunta coscienza civica? È questo il vivere comune che abbiamo in mente per il futuro? Tutti contro tutti, vicini contro vicini, colleghi contro colleghi?

Per paura d’essere accusati d’omertà stiamo diventando forcaioli, confondendo lo stare dalla parte giusta con una sua pericolosa degenerazione. Al centro di tutto deve esserci l’accusa verso chi consideriamo peggiore di noi, anime belle. Non parliamo con chi sbaglia, denunciamolo che si fa prima.

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