Tre mostre completamente diverse che hanno aperto in un giorno solo, il 26 novembre, al Maga di Gallarate: Aldo Tagliaferro (Legnano 1936-Parma, 2009), artista concettuale che si esprime prevalentemente con la fotografia e il cui Archivio ha concesso in comodato d’uso gratuito al Maga un numero di opere che andranno ad arricchire la collezione permanente del Museo. “Voglio soltanto essere amato”, ovvero il secondo appuntamento del progetto MAP, Multimedia Art Platform (una piattaforma virtuale di dialogo che si pone l’obbiettivo di portare ad una riflessione sullo stato dell’arte e della cultura contemporanea): per quest’edizione, nel 2011, il Map è curato da Gabi Scardi e Ruth Cats, e vuole -vorrebbe- aprire il dibattito sull’importanza che l’amore riveste nella società contemporanea (da cui, unica cosa chiara, il titolo “Voglio soltanto essere amato”). 38 artisti, 31 scrittori, 23 curatori e 15 intellettuali (categorie definite dagli stessi curatori…) “si confrontano in un grande statement partito dal web”. Cosa vuol dire? che i diversi campi del sapere coinvolti si sarebbero scambiati informazioni e pareri su internet per discutere attorno al tema dell’arte e della produzione culturale contemporanea. Da questo dibattito interattivo si è originato un percorso che si muove in ben due direzioni: la mostra a Gallarate (video prevalentemente), curata da Gabi Scardi e Ruth Cats, e un tabloid che contiene testi, racconti brevi e articoli di autori elezionati da Map, Subway Edizioni, Scuola Holden, oltre alle immagini dei lavori proposti dagli artisti in mostra. Infine, è quasi l’ultima, la terza mostra che ha inaugurato sempre sabato 26 novembre al Maga, è quella che riunisce le opere finaliste del premio “Next Arts 2011”, concorso rivolto ai giovani artisti ancora studenti che operano nell’ambito del digitale e promosso dallo stesso Maga, dallo IED (Istituto Europeo del Design) e dall’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e da L’Arte Mostre, con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Bene. Se non vi è rimasto niente o quasi di tutte le informazioni che ho sintetizzato, allora ho reso perfettamente la confusione che si respira ora nel Maga. L’unica cosa che emerge chiaramente dalla visione di queste tre mostre è l’accozzarsi di opere dal valore artistico in gran parte superfluo. Linguaggi che si mischiano sovrapponendosi l’un l’altro (video, fotografie, disegni…), luoghi che non si identificano e che non si fanno identificare. Si finisce per girare per ore tra la collezione permanente del Maga (unica cosa interessante), la mostra di Tagliaferro, i giovani artisti del premio, gli altrettanto giovani del progetto Map, il book shoop, l’enorme zona bar e, di volta in volta, potrebbe unirsi anche una performance (come infatti accadde sabato 26, quando, alle 18.30, l’artista Francesca Grilli presentò la sua, un’idea veramente debole: far ballare un tango in una sala molto distante dalle mostre, o meglio quasi nascosta, davanti ai pochissimi spettatori che di volta in volta venivano a scoprire l’accadimento della performance). Da cui la domanda di partenza: il Maga in questi giorni è un Museo o un grande magazzino?
28 Novembre 2011