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7 Dicembre 2011

Blog Notes di MartaOccupazione “pacifica” del Pac da parte dei Lavoratori e lavoratrici dell’arte: si cerca anzitutto il dialogo

Marta Calcagno

Il 3 dicembre 2011 alle 11 il gruppo dei "Lavoratori e lavoratrici dell'Arte" si sono occupati del Pac, occupandolo abusivamente per un giorno. La sigla "Pac" non ha corrisposto a "Padiglione d'art...

Il 3 dicembre 2011 alle 11 il gruppo dei “Lavoratori e lavoratrici dell’Arte” si sono occupati del Pac, occupandolo abusivamente per un giorno. La sigla “Pac” non ha corrisposto a “Padiglione d’arte contemporanea”, ma a “Padiglione d’arte comune”, e slogan dell’operazione era la frase “Occupiamoci di ciò che è nostro”: almeno una trentina di artisti, curatori, critici, insegnanti e in generale chiunque tratti cultura professionalmente, hanno voluto entrare all’interno del Pac per dare un segno, cercare di portare l’attenzione sull’importanza che la cultura riveste sulla società e la necessità di creare una maggiore e più stretta relazione tra le varie persone che vi operano. Continua quindi l’operazione di sensibilizzazione sullo stato attuale di chi lavora in ambiti culturali che è partita dal Teatro Valle di Roma il 14 giugno scorso e che poi si è spinta in altre città italiane. Hanno partecipato all’occupazione, infatti, gruppi indipendenti di Milano, Roma, Venezia (il Teatro Marinoni e ilS.A.L.E docks, gruppo di artisti occupanti dei magazzini del Sale di Venezia, lasciati in disuso e attivo fin dal 2007): non nè tanto una prcisa linea politica a guidare questo gruppo eterogeneo di persone, quanto il comune bisogno di autenticità. Sembra si cerchi più motivazione negli scopi e nei mezzi di gestione di un luogo dedicato all’arte (che sia un teatro o un museo), per un intento di crescita. Alla conferenza stampa organizzata dai gruppi occupanti è intervenuto anche Stefano Boeri, Assessore alla Cultura Moda e Design, che ha ascoltato e si è dimostrato disponibile al dialogo. Il dialogo e il dibattito, infatti, sono stati l’aspetto principale di una simile operazione di “invasione”: questo gruppo di manifestanti è pacifico, e cerca di costruire più che distruggere. Chiede maggiori garanzie per chi lavora nella cultura, una maggiore connessione tra pubblico e privato, più apertura, più indipendenza dal mercato e dalle sue scelte vincolanti. Il Pac non è stato chiuso, anche se occupato: per tutta la giornata il pubblico ha avuto accesso (gratuito) alle sale e ha potuto vedere la mostra al momento in atto (“Pixar. 25 anni di animazione”, sul cartoon e la sua evoluzione nel digitale).

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