Mens sana in corpore sano, insegnavano le traduzioni al liceo. Oggi, secondo giovedì del mese di dicembre, si affrontano a Twickenham Oxford e Cambridge per il The Varsity Match: ottanta minuti di rugby accademico. Il Varsity Match è in realtà un momento sportivo condiviso da molte altre università in Gran Bretagna, sarà per questo che quando si tratta di Oxbridge ci aggiungono un “the” per renderlo particolare. La prima volta fu nel 1872, vinse Oxford, come l’anno scorso. Stavolta i bookmakers danno per favorita – di poco – Cambridge.
Un match che gli atleti dei due atenei preparano per un intero anno: 364 giorni a pensare a ottanta minuti condensati in un solo pomeriggio d’inverno, con il Natale alle porte. Divisa Blue Navy per Oxford, strisce Light Blue e bianche per Cambridge: 129 incontri, 54 aggiudicati dalla prima, 61 dalla seconda, 14 pareggi. Nei due XV schierati in campo capita di incrociare spesso nomi famosi: i rugbisti – non tutti, ma parecchi – hanno un cervello che funziona bene e una laurea appesa in casa.
Philip Toynbee, intellettuale comunista nonché padre della Polly che scrive sul Guardian, era sicuro che “mettendo una bomba al parcheggio ovest dello stadio di Twickenham in un giorno di partita si porrebbe fine al fascismo in Inghilterra per generazioni”. Poverino.
Mens sana in corpore sano. Oxford contro Cambridge. Chissà, magari una bella sgaloppata su un campo da rugby, alle porte di Londra, avrebbe fatto bene anche a certi bocconiani che come ragionieri ci sanno fare. Ragionieri, ecco. Punto.