La verità.
Roma: due rapinatori su uno scooter aggrediscono una famiglia di cinesi per rubare l’incasso del loro bar. I balordi sparano, ammazzano l’uomo, la sua bimba di otto mesi, feriscono la moglie. La notizia è umanamente sconvolgente, di quelle che anche il più cinico tra noi può al massimo passare sotto silenzio. Al bar qualche bestialità, mentre la notizia passa in TV, del genere ma daglieli ‘sti soldi/e ora che hai perso marito e figlia che te ne fai di cinquemila euro/i cinesi sono troppo attaccati al denaro, tutte pronunciate come se fosse facile prevedere come reagiremmo in una situazione critica. Ma la mia attenzione, probabilmente la deformazione del noirista, non si sofferma sulla piccolezza qualunque dell’umanità, si impunta su un dettaglio, un dettaglio tanto marginale ai più quanto fondamentale a me: al notiziario danno l’appartenenza etnica delle vittime, ma come fanno solo di rado non forniscono la sospetta etnia dei carnefici.
Spero di non avere ragione, perché altrimenti riterrei troppo evidente il periglio in cui versiamo: lascio passare qualche decina di minuti, poi con le dita indolenzite dal gelo corro a comprare il Corsera e apro, pagina 21 e 22, divoro l’articolo, avevo ragione, la donna è sicura, ad aggredirli sono stati due romani. Perché?
Non mi chiedo perché l’uomo possa ancora macchiarsi di crimini tanto meschini, so che lo farà sempre fino alla vigilia dell’estinzione e oltre, non mi preoccupa il pericolo criminale, no, mi preoccupa che il notiziario televisivo abbia taciuto che si ricercano due romani. Due italiani. Perché, e non per razzismo ma per semplici interessi politico-mediatico-sociali, so che se fossero stati anche lontanamente esteuropei, cinesi, africani, nordafricani, lo avrebbero detto, come fu a Novi Ligure, quando Erika e Omar lucidamente rischiarono di scatenare la caccia allo slavo. E invece no. E non è un dettaglio sorvolabile, no, perché per i senegalesi di Firenze nel giro di pochi minuti si è stati generosi di particolari anche superflui tipo che a sparare era stato un italiano frequentatore delle destre estreme con i dvd dell’Ispettore Callaghan in casa. La cinesina strangolata in viale Jenner, l’han detto subito che probabilmente si prostituiva e hanno pure specificato che i clienti erano cinesi, come quasi sempre in questi casi (sic)… Quindi, tiro le somme: se il delitto è razziale, va specificato immediatamente, per non dare adito a spiacevoli equivoci, che è stato sì un italiano, da cui ovviamente tutti prendono le distanze, e che è stata la sua appartenenza politica e un probabile problema psichiatrico a dare origine a una tragedia; ma di fronte a un delitto meschino, schifoso, ignobile, di fronte a un infanticidio, ci si vergogna forse che gli assassini siano probabilmente italiani, e semplicemente lo si omette, o non è il momento politico, o c’è dell’altro? Mistificazione della notizia per omissione. Ma perché ometterlo?
E questo mi preoccupa, dal momento che attraverso un pelago in cui la grande mistificazione che dirige il paese tenta di manipolare ogni mia percezione del reale, e non sempre ne intuisco le intenzioni. Solo in parte decifro i comportamenti del Presidente Bancario, del filtro informativo mediatico, del Sindaco del Tira Sempre la Stessa Aria ma Sa di Chiuso Più di Prima, e quando le cose si complicano il noirista che latita in me intuisce la puzza di bruciato, il suo senso di ragno avverte un qualche pericolo, ma semplicemente mi trovo ancora più sperduto in questa città che puzza di smog, che con un risibile divieto antibotti di vigilia s’è travestita da Beirut, che è rimasta coperta di tappeti di merda di cane tollerati anche da chi vuole Milano pulita, che paventa una crisi e l’affronta partendo per il finesettimana della Befana, e io non riesco ad attraversare la strada perché in qualche modo ho paura, perché non capisco.
La mia fidanzata a Natale mi ha regalato un crocifisso in legno con un Cristo fatto di chiodi. Mi ha fatto molto piacere, perché in qualche maniera, ho bisogno di qualcosa in cui credere. Qualcosa in cui confidare. E lei l’ha capito.
Buon anno.