Seguo Linkiesta dall’inizio. L’idea dei blog legati al giornale mi piace.
Ma cosa scrivere in un blog di vino su Linkiesta?
Quando si è ventilata la possibilità di questo blog ho iniziato a pensarci su.
Per un po’ di giorni ho lavorato a un post numero zero che si è trasformato in una summa, o per meglio dire un’accozzaglia, di informazioni sul mondo del vino. Sembrava un tema del liceo!
Ho cercato consigli e una sera mi son trovato con due amici, di cui lei era appena tornata da Parigi con una bottiglia per me. Di vino, ovviamente.
L’abbiamo aperta e da quel vino siamo partiti.
Ho spiegato perché quel vino non mi piacesse e senza soluzione di continuità siamo arrivati a parlare di questo blog. Io ero già in quella fase in cui dicevo che forse era meglio non farlo. La paura di perdere spontaneità, l’idea di dover fare informazione, in fondo forse la solita fissa dei blogger di avere tanti accessi alla propria pagina. Io per ora sono riuscito a scrivere solo per passione e per piacere. Sono contento quando una mia recensione viene letta da centinaia di appassionati, ma non me ne curo ossessivamente.
C’è stato un momento della serata in cui la stampata del post-tema-del-liceo è passata fra le mani dei due amici. Uno dei due si è messo a leggerlo. Alla fine ha alzato lo sguardo verso di me e mi ha detto:
– No Nichi, ma proprio no!
Ecco quello sguardo e quelle parole sono stati una svolta. Siamo andati avanti a chiacchierare, ma si era capito che il blog era un’opportunità da prendere al volo. Che il modo giusto, l’unico, di farlo era continuando a scrivere quello che mi viene meglio. Partire da un vino per raccontare un mondo. In modo totalmente soggettivo. Il fatto che chi legge sia della specie uomo, permetterà la comprensione del messaggio.
E così anche stavolta partendo da una bottiglia è nato un post!
Anzi no questa volta è nato un blog!
Per la cronaca la bottiglia era un Gigondas Signature del 2000 della Cantina dei Produttori di Gigondas. Vino francese della Valle del Rodano e considerato il fratello minore dello Châteauneuf du Pape, a base di uve grenache (parente stretto del nostro cannonau), syrah e mourvedre. Al naso presentava un leggero sentore di aceto, che nel gergo si dice “aveva la volatile un po’ altina”. In bocca il vino era un po’ slegato. Un’acidità marcata che andava da una parte, un po’ di frutta verso un’altra e della vaniglia in una terza. Vino che non lasciava un ricordo in bocca dopo averlo deglutito e presentava un retrogusto che mi ha ricordato quell’odore tipo detersivo che c’è spesso nei minimarket di provincia (probabilmente aveva passato un bel pezzo della sua vita in mezzo a quell’odore!).
Un grazie a M per la bottiglia sbagliata!
L’immagine è presa da arttattler.com. Joan Miró, La Bouteille de vin, 1924, Öl auf Leinwand, 73,5 x 65,5 cm, Sammlung Lola Fernández, © Successió Miró / VG Bild-Kunst, Bonn 2010, Foto: Courtesy Fundació Joan Miró, Barcelona.
La mappa da ccooper.typepad.com.