Qualcuno storce il naso. “Ma come, un grande marchio italiano come Ducati diventerà tedesco?”. Ah, l’italianità: questa brutta parola che funziona a corrente alternata e che, di solito, va nel senso opposto a quello che suggerirebbe la ragione. Così, invece di guardare con soddisfazione moderata al fatto che un’importante storia industriale italiana è ritenuta appetibile da un colosso europeo come Audi, ci si perde a recriminare sul fatto che non sarà più, tecnicamente, un’azienda italiana.
Già. Quasi che quando, in passato, si è difesa con le unghie e con i denti l’italianità dell’automotive italiano si siano prodotti grandi risultati. Vale allora la pena di ricordare che, anche nel recente passato, gli stessi tedeschi che oggi stanno per comprare Ducati, avevano bussato per rilevare un altro marchio storico dell’automotive italiano, e cioè Alfa Romeo. Capitò tra fine 2010 e iniziò 2011 ma Marchionne e John Elkann dissero che non se ne parlava proprio. “I tedeschi sono arroganti, la Alfa ce la teniamo noi e presto farà il botto in America grazie a Chrysler”.
Per il momento di botti non se ne sono visti, e mentre la capogruppo perde quote di mercato più dei competito, il marchio Alfa va scomparendo. Morirà presto ma morirà italiano puro sangue, e così siamo tutti più contenti. O no?