Per chi avesse dubbi, per quei cinici che credono che appena entrati nel Palazzo i grillini saranno costretti a misurarsi con quella dimensione della politica «sangue e merda» di cui parlava Rino Formica, oggi rischia di essere un bel giorno.
Federico Pizzarotti è un bravo ragazzo, non abbiamo dubbi. Ma già a due giorni dalle elezioni che hanno trasformato Parma in un laboratorio di partecipazione diretta, il neo-eletto primo cittadino sembra iniziare quella metamorfosi che, sul lungo, porta le parole dei politici ad essere contenitori vuoti.
Ci riferiamo ovviamente ai contatti che hanno preso i grillini di Parma con Massimo Amato e Luca Fantacci, due bravi professori della Bocconi, autori del saggio «Fine della finanza» e che da anni lavorano ad un interessante progetto di moneta complementare di cui noi, nel nostro sforzo quotidiano di andare a vedere, leggere e interpretare le diverse teorie economiche sul campo, specie le più diverse, abbiamo già scritto diverse volte in passato. Ieri poi abbiamo raccontato di contatti che ci sono stati fra i due accademici e i grillini di Parma, anche se non per introdurre una moneta sostitutiva dell’euro, come oggi ha scritto qualcuno, dato che il loro progetto non è quello. Oggi Pizzarotti nega la notizia. Ha detto che è «falso» aggiungendo un netto: «smentisco completamente».
Non vogliamo infatti solo dirvi delle fonti anonime che ci hanno confermato i contatti. Non vogliamo dirvelo, perché c’è di più. A parlarne è lo stesso Massimo Amato in un’intervista sulla Stampa di oggi a Marco Alfieri. Dice infatti Amato: «Niente di ufficiale, ma non nego i contatti. Prima del ballotaggio di Parma ci ha chiamato un esponente del Movimento 5 Stelle». Per chi volesse leggersi il resto, ecco il link. Magari Pizzarotti è stato informato male. Magari visto il modo in cui è stato riportato il progetto di Amato e Fantacci, è la domanda che gli è stata posta male. Magari……quello che volete, altrimenti vorrebbe dire che il neo sindaco inizia già a dire balle. Ma questa è un’opzione a cui, per ora, non vogliamo credere. Sarebbe davvero un po’ troppo presto.