L’attesa è finita, oggi inizia Euro2102, un torneo macchiato dal sangue dei randagi barbaramente assassinati dal governo ucraino. Una strage efferata, specie nell’ultimo anno, quando assistere all’uccisione di un cane era diventata una scena quotidiana per i cittadini ucraini. Il tutto è ovviamente avvenuto nel silenzio dei più, e con qualche flebile protesta subito messa a tacere dal grande capo Michel Platini:
“Rispetto chi in questo momento sta sollevando dei problemi e chi parla di boicottare l’evento, i tedeschi lo stanno facendo, a loro però dico che potevano anche non votare per l’Ucraina”
Eppure le foto dello sterminio hanno fatto il giro della rete, permettendo a tutti di avere il quadro chiaro della situazione. La voce dell’ex Premier Yulia Timoshenko, non ha smesso di gridare, neanche dopo il carcere ed i pestaggi. Ma nulla è avvenuto, l’Europa ha preferito nascondersi dietro le parole del Ministro dell’Ambiente ucraino che a Novembre aveva chiesto di terminare questa pratica.
La stessa carta di Lisbona, nonché la convenzione sui diritti degli animali è rimasta lettera morta. Da tempo peraltro, è emersa la necessità di tutela degli animali sia nell’ottica di salvaguardia dell’ecosistema e della biodiversità, che nella prospettiva soggettiva di proteggere un essere sensibile e capace di soffrire.
Ma, a queste prescrizioni sulla carta, da immemore tempo, si contrappone una realtà dei fatti che dalle vicende bibliche in poi vede gli animali oggetto di sacrifici, strumenti di lavoro forzato o carne da macello. E la vicenda ucraina è un fulgido esempio di questo paradosso. Ancora una volta l’uomo per soddisfare scopi ludici sacrifica gli animali.
Per questo invece della festa, invece di quell’inno (davvero brutto), sarebbe più corretto osservare un minuto di silenzio anche se non riuscirà a cancellare l’eccidio avvenuto, anche se non basterà di certo a placare i rimorsi di coscienza (semmai ve ne fossero) di chi è stato silente spettatore.