Post Silvio“I tagli alla spesa valgano anche per noi politici”: non è uno scherzo, ma un voto del Senato

Forse un vento di paura, di dubbio, ha trovato un varco per entrare in Parlamento. Oggi si votava per il decreto sulla spending review. Adriana Poli Bortone, senatrice del gruppo Coesione nazionale...

Forse un vento di paura, di dubbio, ha trovato un varco per entrare in Parlamento. Oggi si votava per il decreto sulla spending review. Adriana Poli Bortone, senatrice del gruppo Coesione nazionale ed esponente storica della destra italiana, propone un emendamento contro il testo del governo, chiedendo in sostanza che i criteri di tetto alla spesa valgano anche per Presidenza della Repubblica, Senato della Repubblica, Camera dei deputati e Corte costituzionale. Per gli “organi costituzionali” finora esclusi o – per dirla in termini ormai condivisi – per la casta.

Oggi succede l’improbabile o, forse, fino a un po’ di mesi fa, l’impossibile. Dal testo portato dal governo al voto al Senato viene espunto, grazie all’emendamento della senatrice pugliese, il riferimento che “salvava gli organi costitzionali”, contenuto al comme tra dell’articolo 2 del decreto

Una rondine non fa primavera, e naturalmente si dirà che ci sono dubbi di Costituzionalità per una norma che tratta ora il Presidente della Repubblica come se fosse un ufficio inefficiente di una qualsiasi amministrazione pubblica. Si dirà, e non è infondato, che la tradizionale autonomia degli organi costituzionale espone la nuova norma a contestazioni giuridiche Ma il dato resta significativo, in un quadro politico in cui – finora – chi fa politica professionalmente e sta in parlamento sembrava sempre più predisposto ad arroccarsi, che non a farsi mettere in discussione. E se anche qualche dotto costituzionalista contesterà, sarà bene che si confronti con la costituzione materiale di un paese in recessione, e che fatica a capire perchè un po’ di razionalità negli acquisti della cancelleria e dei servizi non debba riguardare il parlamento e – perchè no – il Quirinale. 

A fare le spese di questo scatto di dignità (o semplicemente di accortezza politica, dato l’avanzare di Grillo e la competition lanciata sul campo della trasparenza e della lotta ai privilegi) è però proprio il governo Monti. Con tre commissari deputati, un punto forte del programma giocato sul taglio alla spesa, effettivamente, il colpo è di quelli che fanno male: perchè a sferrarlo al governo dei professori è un parlamento che non ha fama di rinunciare facilmente ai privilegi. 

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