Il Governo Monti ovvero la Post-Democrazia.
Il Governo Monti è stato definito in vari modi: tecnocratico, governo dei poteri forti, governo Bilderberg, sempre con una connotazione dispregiativa, con una sfumatura a volte ispirata al “complottismo”, altre volte rassegnata. Il Presidente Napolitano, che fu tra gli ispiratori dei Governi (infausti) di Solidarietà Nazionale, lo definì una Governo di Conciliazione Nazionale, poiché veniva dopo venticinque anni di “Guerra Civile Politica” ed in una situazione di Crisi Strutturale dell’Economia e della Politica. Sin da subito mi apparve chiaro che il Governo presieduto dal Professor Monti fosse un Esecutivo Politico destinato ad aprire nel Paese una Nuova e radicalmente innovativa fase Politica. Lo paragonai all’Esecutivo del Generale De Gaulle che nel 1958 traghettò la Francia dalla Quarta alla Quinta Repubblica prendendo atto che nella crisi algerina e nella sua gestione il sistema dei partiti aveva fallito.
Il Governo attuale prende l’abbrivio con una violenta forzatura della Costituzione: il Presidente Berlusconi possedeva la Maggioranza Parlamentare, il suo schieramento politico, pur con la defezione coraggiosa del Presidente Fini, aveva i numeri, ma di fronte all’inanità e dei Partiti Politici, PDL e Lega Nord, nell’affrontare la tempesta internazionale sui Debiti Sovrani, che colpiva l’Italia quale anello politico debole dell’Unione Europea rischiando di farci precipitare nel baratro del default disordinato, e di fronte all’insofferenza della Società Civile che rischiava di tracimare in rischiose avventure, il Quirinale ritenne di andare aldilà dei propri poteri costituzionali “costringendo” il Premier a rinunciare ed incaricando un Soggetto proveniente dalla Società Civile di formare un Esecutivo in grado di “ristrutturare il Paese” ed allo stesso tempo di costringere le Forze Politiche a trovare un accordo.
Appare abbastanza ovvio che un siffatto Governo di Emergenza e le forzature del Quirinale necessitino di una Copertura Costituzionale, ovvero di un’ampia riforma del Quadro Generale della Democrazia Italiana e che quindi la prossima legislatura dovrà essere Costituente. Ma il Governo del Senatore a Vita Monti più che raggiungere l’obiettivo di imporre una tregua politica ha provocato la dissoluzione del PDL ed ha spinto il PD su posizioni che ne rivelano la “vocazione suicida” (Prodi).
La natura profonda di questo Esecutivo è Post-Democratica; esso, cioè, prende atto della fine della Democrazia rappresentativa di fronte alla sfida della Globalizzazione Economica e Politica. Una e-mail impiega poco meno di dieci secondi a raggiungere l’altro capo del mondo, un Parlamento impiega una media di due anni per legiferare in materia costituzionale e non meno di sessanta giorni per approvare un Decreto Legge. Nella distanza temporale che separa la e-mail di un Direttore Esecutivo di Goldman&Sachs dalle contro misure politiche vi è il segno di una crisi e di una fine. Non è cattiva la Globalizzazione è esausta e svuotata la Democrazia Rappresentativa con le sue Liturgie Pubbliche e Segrete, con i suoi Patti e le sue bizantinerie.
L’anti-politica, oggi così forte e spesso così sguaiata quanto sterile, solo per fare un esempio a Parma non c’è ancora una Giunta Comunale nonostante la vittoria del Movimento 5 Stelle, può essere sia l’inizio di una nuova prospettiva politica sia il rantolo terminale della morente politica. Quando ci si affida ai Guru poi ci si ritrova con un imbianchino fallito al Potere.
Che fare dunque? Ripartire da Pareto e dalla sua teoria delle Elite Creative puntando nel medio termine alla creazione di nuove Elite e nel breve termine sull’unica Istituzione Italiana che pare reggere: la Banca d’Italia; credo e ritengo non sia un caso che il Governo abbia scelto la Dottoressa Tarantola, vice-Direttore Generale di Bnkitalia, quale nuovo Presidente della RAI.
È, però, urgente e necessario che il Presidente della Repubblica ed il Primo Ministro compiano una radicale operazione di sincerità dichiarando apertis verbis che l’intero sistema costituzionale ed istituzionale deve essere ridefinito e riscritto alla luce della Globalizzazione ed in una tensione continentale.
Per affrontare i turbinosi venti il nostro Paese necessita di una radicale rivoluzione liberista che apra alla Società ampi spazi di auto-governo, la big society di Cameron, e la liberi dal peso insopportabile dello Stato e quindi della Burocrazia. La post-democrazia può così configurarsi come una inedita forma di supremazia della Società sullo Stato fondata sulla Responsabilità Sociale ed Individuale.
Avranno il Presidente Napolitano, vecchio ed erede del PCI, ed il Presidente Monti questo coraggio? Mi si consenta di dubitarne, ma soprattutto non avranno questo coraggio i Partiti Politici che ormai preda di una sorta di cupiditas dissolvendi si precipiteranno nel baratro travolgendo il Paese.
10 Giugno 2012