Sul Financial Times di oggi, in prima pagina, c’è una bella foto di Beppe Grillo. A raccontarlo a pagina 9, taglio basso, la firma italiana più nota nella City, Beppe Severgnini. Che racconta nel suo commento la parabola di Grillo: quello che fu cacciato dalla tv perchè dava dei ladri ai socialisti, quello che distruggeva i pc prima di scoprire internet, quello che, alla fin fine, assomiglia terribilmente a Silvio Berlusconi. Quello che fa domande populiste e semplifica realtà complesse, e così raccoglie audience e fa gran casino, come capita a tutti i neo populisti europei.
Tutto giusto, con un paio di ma che non sono proprio marginali. Il Movimento 5 Stelle è un movimento di popolo reale che, a differenza del berlusconismo, è animato da vera passione politica e da una struttura di base che si è formata alla politica lungo gli anni, come ha ben spiegato Peppino Caldarola su queste pagine. L’equiparare i toni buffoneschi del comico con quelli dell’impresario funziona fino a quando non ci si ricorda (e non si dice) che mentre Silvio portava con sè i Previti e i Dell’Utri (ma anche i Ferrara e i Colletti), Grillo ha raccolto attorno a sè persone normale, gente comune, sensibilità e passioni civili di diverse estrazioni e una voglia di autorappresentanza che in Italia ha una storia e dei linguaggi.
Poi c’è un altro “ma”, ancora più grosso. Nel finale di articolo, l’autore di “Mamma Mia! Berlusconi’s Italy Explained for Posterity and Friends Abroad” (L’Italia di Berlusconi spiegata ai posteri e agli amici stranieri) spiega che forse qualcuno ancora crede che gli italiani sostengano il governo Monti, “un uomo che è il contrario di un comico”. Non è così, conclude l’ammiccante Severgnini. Del resto, che volete, siamo il popolo della pizza e del mandolino e se MOnti “può avere qualche chance in un’aula accademica, in una piazza italiana o in un video su internet non ci sarebbe gara”. Già. Ma perchè – invece di decidere prima che il popolo voti cosa il popolo bue vuole – non chiediamo (magari in Italiano, su colonne assai familiari a Monti come a Severgnini) a Monti di scendere in campo, di sfidare Grillo, di provare a prendersi i voti?
La democrazia, del resto, è piena di sorprese: e Grillo – guardato lungo gli anni con sorrisi di compatimento – esiste apposta per ricordarlo a tutti.