Africa CallingI centri commerciali di Nairobi e le elezioni a Mogadiscio

da Nairobi Di una tranquilla domenica nella capitale del Kenya, uno degli aspetti che più colpisce un nuovo arrivato è il numero dei controlli di sicurezza. E la loro frequenza. In un ristorante et...

da Nairobi

Di una tranquilla domenica nella capitale del Kenya, uno degli aspetti che più colpisce un nuovo arrivato è il numero dei controlli di sicurezza. E la loro frequenza. In un ristorante etiope, nella zona orientale della città, il guardiano all’ingresso del locale passa in rassegna tutte le automobili che entrano nel cortile. Con uno specchio posto all’estremità di un bastone, si accerta che non ci sia nulla di pericoloso sotto la loro carrozzeria. “Sono qui da circa sei mesi – racconta una cooperante italiana – ed è una delle cose alle quali faccio ancora fatica ad abituarmi”.

Anche nei parcheggi custoditi dei centri commerciali le guardie giurate fermano tutte le vetture prima che entrino: un’occhiata al baule e, a volte, anche all’interno del portaoggetti. Poi, all’ingresso del supermercato, un nuovo controllo, questa volta persona per persona, con un metal detector. Lo stesso che ci si trova di fronte quando si salgono le scalinate di uno dei tanti locali del centro, su Moi avenue. “Non è sempre stato così – riflette chi in città ci vive da più tempo – negli ultimi mesi le misure di sicurezza si sono intensificate”.

Proprio su questa trafficata via, infatti, lo scorso maggio un’esplosione ha distrutto un negozio e causato oltre trenta feriti. Inizialmente la polizia aveva incolpato un cortocircuito. Poi, i maggiori sospetti si sono concentrati su Al Shabab. Il gruppo terroristico somalo, da quando l’esercito di Nairobi è intervenuto in Somalia lo scorso ottobre, ha messo nel suo mirino anche il Kenya. Come dimostrano anche gli attacchi di luglio a due chiese nella città di Garissa, nell’est del paese.

Appare chiaro, quindi, perché i giornali locali, dai settimanali alle edizioni domenicali dei quotidiani, abbiano dedicato ampio spazio a quanto sta accadendo a Mogadiscio. Per la prima volta dalla caduta di Siad Barre nel 1991, infatti, spiega The Standard, le condizioni del paese consentiranno di eleggere il nuovo presidente della Somalia in patria. Nella capitale, dalla quale i miliziani di Al Shabab si sono ritirati praticamente un anno fa, un parlamento scelto su base clanica, comincerà oggi le votazioni per scegliere il successore di Sheikh Sharif Sheikh e, si legge sul popolare Sunday Nation, per far calare il sipario sul Governo federale transitorio.

Al voto e ai suoi risultati, spiega The East African, non guardano con interesse solo gli abitanti di Nairobi e il Kenya, ma anche tutta l’Africa orientale, molti altri stati del continente e il mondo intero.

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Aggiornamento: Il Parlamento somalo ha rinviato nella mattinata di lunedì le consultazioni per la nomina del nuovo presidente. Maggiori informazioni qui e qui (in inglese).

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