La salute del serpenteIl doping è prima di tutto una abitudine mentale che va di pari passo all’allenamento

I miti dello sport, senza macchia, sono come l'Araba Fenice, mentre di talloni di Achille se ne contano parecchi o moltissimi. Se da un lato avvertiamo quel brivido di orgoglio per le medaglie d'or...

I miti dello sport, senza macchia, sono come l’Araba Fenice, mentre di talloni di Achille se ne contano parecchi o moltissimi.

Se da un lato avvertiamo quel brivido di orgoglio per le medaglie d’oro di campioni dei quali ci accorgiamo solo in queste occasioni, campioni con la C maiuscola i quali zitti zitti, perseguono come segugi il loro scopo, lontano il più possibile dai clamori mediatici, provvisti di una modestia che li guida in cima al podio dell’oro, dall’altro lato ci sentiamo traditi proprio dalla faccia pulita ed onesta di ragazzoni come Schwarzer.

Ma via! Cerchiamo di essere meno ipocriti!

L’eritropoietina, una delle perle del doping, è l’amante perversa delle prestazioni degli atleti e dei dilettanti sportivi.

Magari Schwarzer si fosse dopato con le merendine alle quali ha prestato il suo fisico ginnico negli spot pubblicitari, ora la sua marcia avrebbe ingranato un’altra marcia.

E lo sappiamo! Il doping è una realtà radicata e fossilizzata nello sport agonistico e non solo; e smettiamo di sembrare i finti stupiti.

E soprattutto non addossiamo solo all’atleta la responsabilità di una pratica scorretta, sleale e pericolosa.

Mica avrà acquistato sul web l’epo per poi autosomministrarselo?

Non è una tachipirina che si decide di prendere con un bicchier d’acqua.

Possiede invece uno schema di uso preciso che va monitorato per controllare i valori dell’emoglobina.

Quindi cerchiamo altri responabili: chi o coloro che gliel’hanno suggerito che non saranno stati i primi passanti per la strada.

E questa è una prima riflessione a caldo.

La seconda, della quale mi convinco sempre di più, è che il doping prima di essere una pratica scorretta e deleteria per gli sportivi, è una deviazione e una perversione mentale.

Mi spiego.

Esiste una consuetudine mentale secondo la quale la prestazione fisica deve sempre essere legata ad un ‘aiutino.

Quell’aiutino che comincia sui campetti sportivi di quartiere con pseudo vitamine e famigerati integratori i quali, se anche di per sè sono innocui, abituano i piccoli campioni in erba a credere che l’allenamento costante e coordinato non sia sufficiente ad aumentare la forza muscolare e la resistenza.

Una vitamina e un integratore oggi diventano anabolizzanti ed epo ed altro ancora domani.

Combattere il doping a valle serve a poco, occorre andare a monte, ai pulcini e a tutti gli altri cuccioli spiegando che lo sport è costanza, è allenamento fisico, è equilibrio mentale e volontà.

Per assumere principi attivi diversi c’è tutto il tempo che verrà e tutta la capacità personale di scegliere e valutare.

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