All’inizio dell’estate, dell’anno scorso (2011), sul Tevere è stato inaugurato un nuovo ponte: il Ponte della Musica, così da connettere Flaminio e Prati, l’Auditorium Parco della Musica, il Maxxi con il Complesso Sportivo del Foro Italico. Da più voci è stato definito il primo “ponte sostenibile” sul Tevere, cioè ad uso esclusivo di pedoni e ciclisti.
Per essere un ponte al servizio di mobilità leggera sembra un po’ fuori misura, assomiglia troppo a un ponte qualsiasi, di quelli che a breve, visto il traffico romano, saranno prevedibilmente condannati a un cambio di destinazione. Ora che c’è, dirà qualcuno, perchè non sfruttarlo al meglio?
Anche tutta quell’esibizione strutturale e tecnologica per sostenere un traffico di persone a piedi o in bici è curiosa. Oppure la mobilità leggera pesa moltissimo e gli architetti in Svizzera, che i ponti pedonali li fanno stretti e leggeri, quasi invisibili, sono dei maghi? Infatti già da tempo circola l’ipotesi del passaggio di mezzi pubblici alimentati elettricamente, e da lì…
Certamente il ponte si fa notare anche da lontano, con quei vistosi archi bianchi ribassati visti e stravisti, e anzi, al contrario di tutti i ponti sul Tevere, sbarra la bella vista da un ponte verso l’altro. In architettura, si sa, traguardare è sempre meglio e nessun oggetto bene o male disegnato può rubare le viste su Roma. Un landmark (!), dunque, i cui autori progettisti, architetti e ingegneri, per una volta sono tutti stranieri.