Entrando dalla porta laterale del Duomo, quella più vicina a Piazza Fontana, ho attraversato un mare di talari bianchi con stole viola. Un mare di preti (circa 1000, ho letto poi) che concelebravano la messa del giorno. Per alcuni, forse la messa più emozionante e partecipata del loro ministero. Per altri, senz’altro, un dovere professionale.
Ad impressionare, usciti dalla zona dei concelebranti per entrare nel “Duomo laico” dei fedeli comuni, è un silenzio uniforme e davvero concentrato. Attento. Presente alle ragioni che portano ventimila persone, spontaneamente e in nome di ciò a cui si crede, a radunarsi.
Ho trovato insomma, nella Chiesa attorno a cui fa perno l’intera di diocesi di Milano, persone che pregavano. Una parola complicatissima e quasi di scandalo, nel dialogo pubblico. Che preferisce confrontarsi con “valori cristiani” e “principi non negoziabili”, ma che fa più fatica a provocarsi – a vicenda – sulle ragioni e i torti del credere a qualcosa, anzi a Qualcuno.
Nel duomo di oggi, pieno di molti capelli bianche e di tanti appena ex giovani degli oratori martiniani deglia anni 90, di associazioni e organizzazioni là davanti e di molto popolo senza nessun grado ovunque, ci si trovava di fronte a una Chiesa vera: perchè era lì in nome della fede, di quella fede.
Ad ascoltare uno Scola preciso, millimetrico e piano, attorno al testo evangelico scelto: un’ampia antologia delle pagine di diversi evangelisti su passione e resurrezione di Cristo. In questi casi, senza saperlo, non si sbaglia a dire che erano certamente tra le pagine preferite da Carlo Maria Martini, studioso e uomo di fede.
Parla della Resurrezione, Scola, di quell’essere – poi – “per sempre vicini a Dio”. Il paradiso, certo, non è uno scherzo per ragazzini, il paese delle meraviglie che sta sopra le nuvole: ma esiste. Già. Scola, dopo tutto, riporta credenti e non di fronte al nodo vero, quello più profondo della vicenda: la storia di Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto.
Èd è proprio qui che si torna all’origine di questo brevissimo percorso: a un popolo grande e compunto che prega, nel cuore di una città, Milano, in umida e infreddolita ripresa post-estiva. Con occhi scettici o pieni di fede, e ciascuno sperabilmente dentro un particolare e originale percorso di ricerca di senso, molti erano lì per ricordare a se stessi che interrogarsi sull’esistenza o meno di Dio – o almeno di un ispiratore intelligente e giusto – resta una buona strada per guardare le nostre case, i nostri uffici e le nostre società dalla «giusta distanza».