Il game over lampeggia evidente sul suo quarto giro da presidente lombardo. Perfino Angelino Alfano lo invita a prendere atto della realtà. Ma lui, Roberto Formigoni, non demorde e annuncia che se si va a votare, si va subito, e che lui “sarà in campo”.
Formigoni è in giro da più di trent’anni, vive di politica da altrettanto, ha avuto una carriera piena di glorie e di soddisfazioni, di alti e di bassi ma, insomma, indipendentemente dalle valutazioni del suo operato e su molte altre cose, a nessuno verrebbe in mente di dire che non ha avuto abbastanza.
A nessuno, tranne uno: cioè lui stesso. Che mezz’ora dopo aver sentito che anche Alfano lo invita a mollare rilancia. E pensa al futuro, il suo. Ecco, per il suo futuro e per quelli di molti altri (meno potenti e egualmente abbarbicati), mi piacerebbe che invece venisse il tempo – in fretta – in cui passare qualche anno di vita normale. Normale non vuol dire per forza frugale, ci mancherebbe, ognuno vive come vuole e come può.
Però ecco, non sarebbe male che un bel giorno a chi è stato presidente di cose grosse per vent’ani, capitasse una frazione di quelle vite in cui si pagano le bollette da soli, ci si organizza viaggi, trasferte, appuntamenti, cene, incontri, tutto da soli. In cui comunque stare un po’ attenti a quanto si spende è un’esperienza ricorrente, più che altro perchè una via sensata per non trovarsi col conto in rosso.
Una di quelle vite nelle quali, al di là del fatto che vive con le fatiche e le attenzioni di uno normale, nessuno chiede al protagonista interviste, nessuno lo ferma più per strada, nessuno telefona vorticosamente, nessuno lo pavoneggia mentre lui – pavone – sorride ai flash. Una vita in cui non capita – sempre contro la sua più intima volontà – Nicole Minetti nel listino e Zambetti nella sua giunta. Perchè? Perchè non avrà più listino nè giunta.
Ci creda, Formigoni: si può vivere anche così. Ai politici e in generale a chi assume responsabilità che riguardano la collettività, un po’ di anni di vita normale farebbero assai bene prima, a inizio carriera. Ma anche un ripasso prolungato che arriva alla fine, dopo, può avere la sua utilità.