FuoriserieI voti ai nuovi telefilm d’America, parte I (il “drama”)

La stagione televisiva americana, finalmente, ha preso il via. La settimana appena trascorsa è stata ricca di appuntamenti: sono ricominciati i nostri telefilm preferiti che attendevamo con ansia d...

La stagione televisiva americana, finalmente, ha preso il via. La settimana appena trascorsa è stata ricca di appuntamenti: sono ricominciati i nostri telefilm preferiti che attendevamo con ansia dallo scorso anno, e ne sono iniziati di nuovi. Io, per il momento, mi sono dedicata a quelli. Alle nuove novità di quest’annata. Ecco, a seguire, un piccolo commento a caldo sui nuovi drama americani, con tanto di voti, così da farvi capire cosa (a mio avviso) vale la pena di seguire e cosa, invece, è bene lasciare in disparte (e recuperare, caso mai, in tempi morti). Domani seconda puntata, analizzando il fronte comedy.

REVOLUTION: voto 4 ½

Il titolo di flop dell’anno, ahinoi, possiamo già assegnarlo: spetta a Revolution, la creazione di J.J. Abrams. Va detto che il papà di Lost parte svantaggiato: da lui ci aspettiamo sempre “capolavori”, ma non è facile superarsi quando hai già prodotto “chicche” come Lost (appunto), Alias e Fringe. Ma al di là di questo Revolution convince pochissimo, a partire dal cast: la recitazione dei tre attori protagonisti (Tracy Spiridakos, Tim Guinee e Billy Burke) è a dir poco imbarazzante. Per non parlare della trama, che appare vista e rivista: le scene iniziali della Terra tutto ad un tratto senza corrente richiamano alla mente Flashforward. La ricostruzione di una nuova vita “puzza” di Terra Nova. Che poi, voglio dire, se devono scopiazzare che lo facciano, per lo meno, da show che hanno avuto successo, non da due produzione ghigliottinate dopo la prima stagione.

COPPER: voto 8

Questa per me è stata la sorpresa più piacevole della stagione. L’ho già detto e non mi dilungo oltre. Consigliata agli appassionati di period drama e a tutti coloro che amano gli scenari sporchi, crudi e cruenti.

LAST RESORT: voto 6+

Non è brutta, sia chiaro. Last Resort si preannuncia la serie forse più interessante dell’autunno: i presupposti ci sono tutti. Ma il pilot è stato troppo. Troppe cose successe in una sola puntata, troppo sopra le righe gli attori (da risultare quasi fastidiosi), troppe cose buttate lì (che poi chissà se troveranno mai una spiegazione). La regia e la sceneggiatura non hanno brillato, gli attori tanto meno, ma il plot affascina. Quindi il 6+ è un voto sulla fiducia. Ci sbilanceremo di più tra qualche settimana.

ELEMENTARY: voto 5-

Di solito 4 o 5 episodi sono un must per gli appassionati di serie TV: prima di decidere se mollare o meno una serie ci vuole un po’ di tempo. Per Elementary farò un’eccezione: per me finisce qui, dopo la puntata pilota. Non che sia stata brutta eh. Ma insulsa. Il piccolo schermo ci ha già regalato uno Sherlock con i fiocchi (la versione britannica con i bravissimi Benedict Cumberbatch e Martin Freeman) e questa versione americana non vale nemmeno un quarto dell’altra (in termini di interpretazioni, fotografia, immagini, sceneggiatura). C’è tanta carne al fuoco e, per me, Elementary è solo tempo perso.

VEGAS: voto 5 ½

Mi aspettavo molto. Troppo. Invece Vegas si preannuncia un crime-procedural qualsiasi, condito da un’atmosfera “period”. Può piacere, a chi ama il genere western e a chi da questa serie si aspetta 40 minuti di tranquillità. Ha il vantaggio di portare sul piccolo schermo una parte della storia americana finora non approfondita in un format a puntate, ma tutto qui. Il pilot è decisamente troppo lento e il suo protagonista, sebbene sia un ottimo attore (Dennis Quaid) ha decisamente troppo poco appeal. Della sua faccia imbronciata mi sono stancata in 40 minuti. Figuriamoci un’intera stagione.

666 PARK AVENUE: voto 8

Eccolo. Forse il giudizio è affrettato (l’anno scorso la prima puntata di Alcatraz mi aveva emozionato, ma poi mi ero dovuta ricredere). Però poco importa, per me il pilot è un sì più che meritato. Prima premessa: è un horror, quindi se proprio odiate il genere non avvicinatevi nemmeno. Seconda premessa: non è nulla di incredibilmente nuovo (prendete L’avvocato del diavolo, conditelo con Il socio e immergetelo nell’atmosfera di Dirty Sexy Money: ecco di cosa stiamo parlando). Eppure la puntata pilota è veloce, dinamica, non esagerata, sufficientemente creepy. Non paghi gli attori sanno anche recitare bene, e dopo Revolution e Last Resort non è cosa da poco. Un altro punto a favore? C’è Terry O’Quinn, l’ex Locke di Lost. Scusate se è poco.

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