FuoriserieI voti ai nuovi telefilm d’America, parte II (le “comedy”)

No, non me ne ero dimenticata. Negli ultimi due giorni presa dalla concitazione per il mio libro (Settimo Potere) ho fatto slittare il secondo appuntamento con i voti ai telefilm americani. Ma here...

No, non me ne ero dimenticata. Negli ultimi due giorni presa dalla concitazione per il mio libro (Settimo Potere) ho fatto slittare il secondo appuntamento con i voti ai telefilm americani. Ma here we are: stavolta ci soffermiamo sul mondo delle comedy.

Ecco cosa, a mio avviso, vale la pena di seguire e cosa no.

The New Normal: voto 6½

E’ un po’ troppo stereotipato (ma del resto la mano è quella di Ryan Murphy, il papà di Glee, cosa potevamo aspettarci?) ma comunque divertente. Da sufficienza piena. La serie si sofferma su una coppia gay alle prese con la voglia di diventare genitori. Il tema è interessante anche perché continua a essere “scandaloso” all’alba del 2013 e solo per questo motivo varrebbe la pena di vederlo. Per dire basta ai tanti tabù che ancora assillano la nostra vita quotidiana. Pecca, se vogliamo, nella costruzione dei personaggi: simpatici ma un po’ troppo ingabbiati nei cliché tradizionali.

Go on: voto 7/8

Sicuramente la comedy di quest’anno. Le premesse non sembravano così buone e sembravano farsi forza solo dalla presenza di Matthew Perry, l’eterno Chandler di Friends. E un po’ è vero: Perry è incredibilmente perfetto, ma è il quadro corale a funzionare. Deliziosa, ironica, in grado di alternare momenti di ilarità a sprazzi di incredibile poesia. Una comedy decisamente fuori dagli schemi (c’è già chi la definisce dramedy). Consigliata.

Ben and Kate: voto 4

E mo’ basta! Siamo stanchi di questi eterni bambinoni con la sindrome di Peter Pan. Dopo Man Up, ecco un’altra serie che ruota intorno a un personaggio simile: Ben di Ben and Kate è un non-giovane sognatore, bizzarro, che vive sulle nuvole, convinto di poter fare tutto quello che vuole. Si ritrova a vivere con la sorella, decisamente il suo opposto. Un rapporto, il loro, che non fa scintille e non fa presa sul pubblico. La serie non mostra nulla di innovativo e per lo più ruota su due personaggi che non convincono. Silurata.

Partners: voto 5/6

Banale. Non brutta, ma banale. Ciò che potrebbe spingerla a guardarla è più l’affezione ai suoi protagonisti: c’è Sophia Bush, indimenticabile Brooke di One Tree Hill; c’è David Krumholtz, il Charlie di Numb3rs; c’è Michael Lorenzo Urie, alias Marc di Ugly Betty e Brandon James Routh, Daniel in Chuck. Per il resto è una comedy standard che riesce anche a farti sorridere ma che ti porta alla fine della puntata senza la voglia di vederne un’altra. Per questo l’etichetta di “accantonabile” se la merita appieno. Da recuperare, caso mai, nei tempi morti.

The Neighbors: voto 7/8 (nella foto)

Okay, lo ammetto. Alla lunga probabilmente può stancare. Ma il pilot è esilarante tanto che è trash. Onirico, irrealistico, kitsch al punto giusto: così fuori dagli schemi da risultare convincentemente godibile. La storia si basa su un semplice presupposto: e se i tuoi vicini di casa fossero degli alieni? Può darsi duri poco (snobbato da molti blog, ne parlano veramente in pochi) ma la visione del pilot è da prendere in considerazione.

The Mindy Project: voto 6+

Gli amanti del genere Bridget Jones, molto probabilmente, la troveranno molto carina, molto più valida del mio 6+. La storia è la stessa (lei, un po’ in carne, che fatica a trovare l’uomo dei suoi sogni) trasportata in un contesto ospedaliero. Non è nulla di esilarante, ma una storia eternamente valida, in cui quasi tutte le donne finiscono per riconoscersi in qualche momento della propria vita. Come per Girls anche qui l’attrice protagonista è la creatrice: Mindy Kaling, classe 1979.

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